From the monthly archives: Febbraio 2013

Partiamo subito col grafico dello S&P 500:

S&P 500 - Grafico nr. 1

S&P 500 – Grafico nr. 1

L’indice americano ha chiuso la seduta a 1.513 punti, registrando un +1,01%.

Il bilancio settimanale è pari ad un +0,68%.

Nell’analisi della scorsa settimana, si scriveva:

“In sintesi, seppur sia doveroso monitorare con estrema attenzione il comportamento dello S&P in area 1.502, il quadro tecnico indebolisce le probabilità di un calo.”.

Grafico aggiornato:

S&P 500 - Estensioni di Fibonacci - Grafico nr. 2

S&P 500 – Estensioni di Fibonacci – Grafico nr. 2

Il mercato effettivamente, ha proseguito senza affanno la propria salita, portandosi oltre quei 1.502 che altro non rappresentano che il secondo obiettivo indicato dalle estensioni di Fibonacci.

Certo, nonostante l’allungo lo S&P 500 non si trova granchè al di sopra di area 1.502 punti, ma non sussistono elementi tecnici che suggeriscano una correzione.

Innanzitutto la chiusura della seduta e della settimana sui massimi rendono probabili un nuovo massimo giornaliero (nella seduta di lunedì) ed un nuovo massimo settimanale (in una delle sedute successive).

Inoltre, conferme positive arrivano anche dai trend:

S&P 500 - Analisi trend - Grafico nr. 3

S&P 500 – Analisi trend – Grafico nr. 3

Com’è possibile notare i trend restano impostati al rialzo e per di più la disposizione delle medie mobile è quella ideale (la più breve in alto e via via a scendere le altre).

In buona sostanza, fermo restando che nei mercati tutto può cambiare in un sol attimo, al momento non rilevo alcun campanello d’allarme.

Nel momento in cui s’assisterà a qualcosa di diverso (per es. una figura di inversione ribassista) sarà bene tenerne conto.

Concludo con alcune informazioni:

  • in settimana il Congresso americano ha spostato al 18 maggio la scadenza entro la quale Democratici e Repubblicani dovranno trovare un accordo per innalzare il tetto del debito, livello già oltrepassato da oltre un mese; si tratta dell’ennesimo modo per posticipare i problemi senza risolverli ed il rischio è che quando s’inizierà a scontarli si possa anche crollare;
  • seppur con ritardo, vi informo che il 13 dicembre dello scorso anno la Federal Reserve ha deciso di potenziare la QE3 passando da 40 mld a 85 mld di dollari il livello di emissione mensile di denaro fresco; questo aspetto è senza dubbio uno dei motivi che spiegano la debolezza del dollaro ed hanno favorito il rialzo dei listini americani. D’altro canto, però, va sottolineato che si tratta di un rialzo artificioso, rivolto più che altro ad aiutare le banche (difatti il denaro viene investito per acquistare gli MBS in pancia agli istituti finanziari) anzichè l’economia reale.

Riccardo Fracasso

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