Debito Stati Uniti: facciamo chiarezza
S’è citata in più occasioni come data rilevante per il debito degli Stati Uniti il 18 maggio (ieri).
Ora, un po’ di storia.
Per chi non ne fosse a conoscenza negli Stati Uniti esiste una legge che impone un tetto (statutory limit on the public o debt ceiling) oltre il quale il governo non può indebitarsi; tuttavia la storia americana insegna che tale limite è stato ripetutamente e costantemente innalzato con una nuova legge che sostituiva la precedente.
Negli ultimi anni, però, è sempre più difficile giungere ad un accordo tra repubblicani e democratici per modificare tale legge.
Infatti, nel luglio 2011 si trovò un’intesa solo agli ultimi giorni.
Ancora più complicato è il raggiungimento di un accordo che si sta cercando dalla fine dello scorso anno.
A fine 2012, infatti, è stato raggiunto il nuovo limite di debito (16.394 miliardi di dollari).
Il superamento di tale limite senza un nuovo accordo avrebbe fatto scattare il fiscal cliff che consiste nell’aumento delle tasse e la contestuale riduzione della spesa pubblica che nel caso specifico avrebbe colpito il 98% dei cittadini e portato in recessione gli Stati Uniti.
Le forze politiche non riuscirono a far di meglio che concordare un’intesa incompleta che prevedeva un aumento delle tasse per le persone con redditi superiori a 400.000 dollari (450.000 per le famiglie) rimandando però la decisione sui tagli della spesa pubblica entro la fine di febbraio.
Dopo due mesi nemmeno l’ombra di un accordo e scattò quindi il cosiddetto Sequester, un meccanismo che prevedeva tagli trasversali alla spesa pubblica per 85 miliardi di dollari, ovviamente negativi per l’economia.
L’intesa di fine 2012, pur consentendo di superare temporaneamente ed entro certi limiti il tetto del debito attraverso trucchi contabili, indicava come nuova scadenza necessaria per raggiungere un accordo per l’innalzamento del tetto debito il 18 maggio.
Il 18 maggio era ieri ma nel frattempo il segretario al Tesoro Jack Lew ha affermato che alcune misure straordinarie consentono di far fronte alle spese della pubblica amministrazione senza ricorrere a nuovi tagli almeno fino al Labour Day (2 settembre).
In altre parole, la data del 18 maggio è stata spostata in avanti rimandando il problema ma non certo risolvendolo.
Difatti, un accordo dovrà comunque essere necessariamente trovato entro la fine dell’anno, pena il default.
Ad oggi il debito supera i 16.800 MLD di dollari a dispetto del tetto a 16.394 MLD, tetto che, ripeto, è stato possibile superare, in via temporanea.
Tuttavia, se le misure straordinarie attuate non dovessero garantire liquidità necessaria per fronteggiare le diverse spese si dovrà trovare un accordo per innalzare il tetto peraltro già sforato a meno che non si accetti di incorrere nel default.
Inoltre, secondo alcune fonti, a fine anno verrà meno la sospensione del tetto del debito, per cui, entro la fine del 2013, sarà indispensabile raggiungere un accordo per innalzare il limite.
Riccardo Fracasso
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