Oro: arrivano le conferme tecniche
In un articolo pubblicato la scorsa settimana (‘Asset finanziari: facciamo il punto’), quando al tempo l’oro prezzava intorno ai 1.290 dollari, si scriveva:
“L’oro negli ultimi anni è crollato e ancor più i titoli auriferi; graficamente manca ancora un segnale di inversione su un’impostazione che è tuttora ribassista e c’è quindi il rischio che i minimi di fine giugno possano essere ritoccati, ma accumulare oro o ancor più i titoli auriferi su questi valori, considerando che le quotazioni del metallo prezioso sono poco sopra i costi d’estrazione (secondo alcune fonti tra i 1.000 e i 1.200 dollari) e consapevoli che futuri eventi negativi in grado di creare panico siano ipotesi credibile, è a mio parere corretto finanziariamente.
Un approccio più prudente ma comunque corretto, prevede invece l’attesa di un segnale tecnico di inversione.”.
Nel frattempo l’oro è salito (e ancor più i titoli auriferi) e sono giunti importanti segnali tecnici positivi che andrò a descrivere.
Grafico:
Innanzitutto va segnalata l’uscita dell’oro verso l’alto dal canale ribassista T1-T2.
Ciò da solo non è sufficiente per definire rialzista l’impostazione dell’oro, ma va comunque annotato tra gli elementi positivi.
In secondo luogo abbiamo una trendline di minimi crescenti (T3) e questa si che è caratteristica tipica di un trend rialzista.
Ma non è finita, perché il rialzo ha permesso all’oro di superare anche il precedente massimo di periodo del 23 luglio, a 1.348 dollari.
Pertanto, ora abbiamo dei minimi e dei massimi crescenti.
Proseguiamo e andiamo a controllare quanto scritto nell’analisi di sabato scorso (‘S&P 500: raffronto con l’oro’):
“Al contrario, l’incapacità di superare tale resistenza e ancor più la rottura del supporto indicato in figura, pur non significando necessariamente uno S&P 500 negativo, implicherebbe comunque un listino americano meno forte rispetto all’oro e, poiché l’oro è spesso usato dagli investitori istituzionali come bene rifugio, ci indicherebbe che una componente importante del mercato è più orientata ad assicurarsi da eventi negativi che ad incrementare le posizioni azionarie americane in portafoglio.
Premesso che è ancor prematuro per affermazioni ufficiali, quella cui stiamo assistendo potrebbe essere (il condizionale allo stato attuale è d’obbligo visto che servono conferme fondamentali) la fase del passaggio di testimone dallo S&P 500 all’oro, che vede inizialmente l’indice americano che, pur proseguendo la propria salita, rallenta la marcia nei confronti del metallo prezioso, e che in un secondo momento (anche distante nel tempo) inverte.”.
E allora osserviamo nel seguente grafico aggiornato la situazione dei livelli cui si faceva riferimento e se le conferme sono arrivate o meno:
Appare chiaro che, nel corso dell’ultima settimana, la maggior forza relativa dell’oro rispetto a quella dello S&P 500 ha prodotto la rottura del supporto citato.
Peraltro, la perforazione è stata così netta che ha originato un gap down che non fa che avvalorarne la bontà della rottura.
Il grafico ci dice che i soldi si stanno spostando dallo S&P all’oro.
Si può sintetizzare che, dopo un lungo ed indiscutibile dominio dello S&P, abbiamo assistito dapprima alle prime difficoltà (incapacità di sovraperformare l’oro) e successivamente al passaggio di testimone a favore del metallo prezioso (cedimento supporto).
Tale aspetto è fondamentale per l’oro perché un mercato, per essere considerato in vera fase di bull market (letteralmente ‘mercato toro’), non può essere solo rialzista ma deve anche sovraperformare gli altri asset.
Riassumendo i vari punti, abbiamo:
- l’uscita dell’oro verso l’alto dal canale ribassista;
- una sequenza di minimi crescenti;
- il superamento del precedente massimo di periodo (1.348 del 23 luglio);
- l’inversione di tendenza dello spread S&P 500 – Oro a favore del metallo prezioso.
Si attendevano segnali tecnici di inversione, e questi sono arrivati numerosi.
Riccardo Fracasso
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