Recentemente la Commissione Europea si è espressa negativamente in merito alla nostra Legge di Stabilità perché può impedire il “rispetto delle regole sul deficit contenute nel patto di stabilità”.
La Commissione europea, pertanto, “invita” le autorità italiane “a prendere le misure necessarie per assicurare che la legge di stabilità del 2014 rispetti pienamente il patto di stabilità e crescita”.
E’ tristemente curioso notare come da una parte ci sia un organo internazionale che accusa il nostro Governo di una Legge eccessivamente generosa, dall’altra ci siamo noi cittadini a lamentarci del contrario.
Forse non ci si rende conto, ma ci si è impiegato mesi per decidere l’eliminazione dell’IMU (4 MLD), peraltro coperta principalmente dall’introduzione di nuove tasse o dall’aumento di alcune vecchie, mentre gli Stati Uniti stampano 85 MLD di dollari al mese.
E la Commissione Europea ci tira persino le orecchie.
Approfondiamo.
Forse non tutti ricordano che le condizioni previste dal Trattato di Maastricht per poter partecipare all’Area Euro (la cosiddetta ‘Eurolandia’) sono principalmente due:
- Rapporto Budget/PIL non superiore al 3%;
- Rapporto Debito/PIL non superiore al 60%.
Tali condizioni sono tuttora in vigore.
Nella seguente tabella sono evidenziati i due indicatori:
I dati sono aggiornati a fine 2012, ma ciò non sposta di un millimetro le considerazioni che andrò a fare, anche perché nel 2013 la situazione non sta migliorando.
Celle con sfondo rosso segnalano dati che contravvengono le condizioni previste dal Trattato, mentre celle con sfondo verde indicano dati entro il tetto.
In una situazione di rispetto delle condizioni del Trattato di Maastricht, avremo solo sfondi verdi.
Balza invece all’occhio una marcata prevalenza di celle con sfondo rosso, il che già evidenzia una situazione anomala.
Ora entriamo nel merito della questione.
Il budget di un governo è il risultato della differenza tra entrate ed uscite.
Uscite superiori alle entrate implicano una situazione di deficit, viceversa, entrate superiori alle uscite generano un surplus.
Il debito è invece il cumulo dei deficit annuali.
Il deficit, contrariamente all’opinione dei più, non va considerato come un qualcosa da demonizzare, anzi.
Ovvio che debbano essere spesi bene i soldi pubblici e combattuti gli sprechi/privilegi, ma la possibilità di uno Stato di andare a deficit significa possibilità di disporre di liquidità utile a stimolare l’economia (servizi migliori, riduzione tasse, infrastrutture, ecc.) e spingere verso l’alto il PIL.
Chi governa (in particolar modo a livello Europeo), quando parla del rapporto Debito/PIL, sembra spesso scordare che tale rapporto è determinato dal valore di due dati e non solo dal debito.
Se il debito scende (peraltro obiettivo ben distante dall’essere raggiunto) non necessariamente il suo rapporto col PIL cala; difatti, se il PIL scende in misura superiore al debito, il rapporto Debito/PIL non migliorerà.
Il rapporto potrebbe migliorare anche solo facendo salire il PIL più del debito.
Il tentativo della riduzione del debito voluto/imposto dall’Area Euro è basato su Piani di Austerity che prevedono la riduzione del deficit.
La riduzione del deficit è positiva, ripeto, se si basa sul taglio della spesa improduttiva, ma non lo è se raggiunta attraverso l’innalzamento della pressione fiscale o la riduzione della spesa produttiva.
Dalla tabella si evince che l’Italia presenta uno dei peggiori dati in merito al rapporto Debito/PIL.
Tutti i nodi, si sa, col tempo vengono al pettine.
Proprio col fine di migliorare tale dato, la Commissione Europea sta richiedendo da diverso tempo all’Italia il rispetto del tetto del 3% del rapporto Deficit/PIL (in realtà, ripeto, il Trattato di Maastricht impone l’osservanza di tale soglia per tutti i Paesi).
D’altra parte, che potevano mai aspettarsi le autorità da uno Stato al quale loro stesse hanno concesso una deroga sin dal momento del suo ingresso nell’Area Euro?
Ad ogni modo, la nostra Italia fa parte di quei pochi Paesi dell’Area Euro (6 su 17) a vantare un deficit entro i limiti indicati dal Trattato.
Poiché in Italia (ma non solo) la riduzione del deficit è perseguita principalmente aumentando le tasse e la qualità dei servizi, imporci il rispetto del 3% in una situazione di recessione significa toglierci risorse e far ritardare/contenere la nostra ripresa.
Finiamo quindi per partire nettamente sfavoriti nella corsa alla ripresa perché abbiamo come concorrenti altri Paesi dell’Area Euro che hanno più margine per stimolare l’economia attraverso il deficit, Stati emergenti e Stati sviluppati che stampano enormi quantità di denaro (USA, Giappone, in primis).
Non è certo un gioco ad armi pari.
In parte ce la siamo cercata (spendendo malissimo soldi che hanno alzato il debito ma non il PIL), ma in parte è colpa di chi realmente ci governa (la Commissione Europea) imponendoci regole controproducenti.
Ma anche questo, in fondo, ce lo siamo cercato.
Riccardo Fracasso
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