Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.988 punti, registrando un -0,2%.
Il bilancio settimanale è pari ad un +1,71%.
Nel corso della settimana l’indice americano ha segnato nuovi massimi storici (1.994 punti).
Ritengo che ormai da diversi mesi siano presenti le condizioni per l’avvio di una fase distributiva da parte dello S&P 500.
Tuttavia, talvolta gli eccessi si prolungano oltre ogni ragionevole aspettativa, tanto più nel contesto attuale, in cui le attese per nuove misure da parte della BCE, sostengono i mercati azionari (oltre a quelli obbligazionari).
Grafico:
Nel grafico è illustrato lo spettacolare rialzo avviatosi nel Marzo del 2009 e tuttora in corso, la linea di regressione e le seconde deviazioni standard.
Nelle ultime analisi dedicate al Ftse Mib, dopo averne evidenziato un trend rialzista, s’è raccontato chiaramente come i prezzi abbiano dapprima sforato la seconda deviazione standard inferiore (segnale d’allerta per i ribassisti) per poi oltrepassarla (segnale di acquisto per i rialzisti).
Osservando il grafico dello S&P 500 è possibile invece notare come l’indice americano si trovi alquanto vicino alla seconda deviazione standard superiore.
Il differente posizionamento tra il listino americano e quello italiano suggerisce inequivocabilmente di prediligere il nostro (aspetto peraltro che ha una logica se si considera che eventuali misure della BCE favorirebbero principalmente l’Area Euro).
Tuttavia, il trend dello S&P 500 resta saldamente rialzista e mancano figure di inversione ribassista che suggeriscano l’apertura di posizioni short.
Dal punto di vista finanziario, le sole operazioni short sull’indice americano finanziariamente corrette sono quelle all’interno di una strategia di pairs trade affiancate da posizioni long sul Ftse Mib (o più in generale sul mercato azionario dell’Area Euro).
Il pairs trade è una strategia che implica l’apertura simultanea di una posizione rialzista e di una ribassista di due indici omogenei (per esempio due listini azionari).
L’obiettivo di tale strategia non punta a guadagnare su entrambe le operazioni (sia quella short che quella long) ma sulla maggior forza relativa di un indice (nel caso specifico il Mib) rispetto ad un altro (S&P 500).
Si conclude l’analisi ribadendo la convinzione che la borsa americana sia da acquistare solo nel caso di correzioni decise.
Riccardo Fracasso
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