Il 13 novembre, all’indomani di un calo di quasi 3 punti percentuali, nell’ultima intervista che rilasciai a Rossana Prezioso (Trend-online):
“Paradossalmente, però, ulteriori dati economici negativi aumenterebbero le probabilità di un nuovo intervento della BCE e le aspettative ad esso legate. In tal caso l’attenzione del mercato si sposterebbe dal problema (crisi economica) ai rimedi (intervento della Banca Centrale Europea), con un notevole vantaggio per tutte le borse, in particolar modo quelle periferiche.”.
A distanza di poco più di una settimana, stamane Draghi, ammettendo che “la situazione economica nell’Area Euro resta difficile”, ha affermato che faranno “tutto il possibile per aumentare l’inflazione e per alzare le aspettative il piu’ velocemente possibile come prevede il nostro mandato”.
Nessun annuncio ma quanto basta per riscaldare gli animi degli investitori e spingerli agli acquisti, in particolar modo proprio delle borse periferiche, nell’attesa del QE.
La sensazione è che se oggi gli investitori si accontentano delle parole di Draghi, tra due settimane (4 dicembre), alla prossima riunione della BCE, pretenderanno i fatti.
Pure la Germania, stando alle ultime indiscrezioni (tutte da confermare), parrebbe un po’ meno ostile che nel passato ad una politica più espansiva.
Roba da pizzicotti sulle guance!
D’altra parte, i dati negativi e la crescente ascesa dei partiti anti Euro, sembrano aver smosso persino l’inamovibile Germania.
Meglio tardi che mai.
Nel frattempo, per evitare un problema inesistente (l’inflazione), s’è finiti per crearne e doverne fronteggiare uno molto più concreto (la deflazione).
Riccardo Fracasso
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