Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a punti 2.096 punti, registrando un +0,41%.
Il bilancio settimanale è pari ad un +2,02%.
La scorsa settimana, dopo aver sottolineato la tenuta dell’importantissima area di supporto 1.962-1.972, si scriveva quanto segue:
“D’altro canto, l’indice americano dovrà dimostrarsi in grado di superare dapprima la resistenza a 2.064 punti (livello raggiunto grazie al recupero) che da circa un mese respinge ogni rialzo, ed in seconda battuta il massimo storico di fine dicembre (2.093 punti).
Va quindi segnalata l’assenza di direzionalità dello S&P 500 nell’ultimo mese; si attendono segnali, in un senso o nell’altro.”.
I segnali sono evidentemente arrivati:
Come potete vedere, l’indice americano non solo ha superato la prima resistenza posta a 2.064 punti ma ha ritoccato, seppur di poco, il massimo storico.
La distanza che divide i prezzi dal precedente massimo è minima, per cui insufficiente per poter parlare sin d’ora di rottura.
Tuttavia, sulla base dei seguenti elementi:
- la chiusura sui massimi settimanali ne anticipa ulteriori nel corso della prossima settimana
- la chiusura settimanale superiore ai massimi della precedente rappresenta un segnale di forza
- in ottica di breve termine (giornaliero e settimanale) non sono presenti eccessi di ipercomprato….
… risulta probabile che tale distanza presto diventerà più marcata.
Sia chiaro, non mi sfuggono in alcun modo i vari eccessi di fondo della borsa americana, peraltro evidenziati in più occasioni, ma al momento il contesto (politica espansiva, carenza di alternative) è tale da ipotizzare ulteriori margini di apprezzamento, anche se inferiori rispetto ad altri mercati (come quelli dell’Area Euro).
Riccardo Fracasso
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