Apro questo articolo con una sezione puramente didattica relativa alla gestione delle perdite.
Lo stop loss può distinguersi in:
- monetario = quando viene calcolato in base alla massima perdita sopportabile dall’investitore (per es. 1.000 euro o un 3%);
- grafico = quando rispetta una logica grafica (poco sotto un supporto o poco sopra una resistenza a seconda che l’investimento sia rispettivamente long o short).
Mi preme sottolineare che nella sezione didattica è presente da anni un post che tratta tale argomento (Stop Loss, Take Profit e Trailing Stop).
Pertanto, si sta riprendendo in mano un argomento già trattato.
In merito al primo punto, è qualcosa di puramente soggettivo ed è compito di ogni singolo investitore individuare e non oltrepassare il proprio limite di accettazione della perdita.
Ovviamente, il sottoscritto non è a conoscenza del vostro profilo di rischio, della vostra esperienza finanziaria, del vostro portafoglio complessivo, del vostro orizzonte temporale.
In merito al secondo tipo di stop, rinfreschiamo quel che sono i criteri generali per stabilire quando un supporto o una resistenza possono definirsi rotti.
In realtà non esiste una regola fissa, ma possono essere indicati dei criteri generici che andiamo ad elencare:
- Filtro prezzi 3%: una valida rottura di un supporto o di una resistenza prevede una perforazione in chiusura di almeno il 3%; in caso di trading la percentuale richiesta si può ridurre all’1%. Ad ogni modo tali percentuali andrebbero aumentate o diminuite anche in funzione della volatilità del sottostante più o meno alta.
- Filtro tempo 2 giorni: una valida rottura di un supporto o di una resistenza prevede una perforazione confermata per due chiusure consecutive.
- Filtro venerdì: una valida rottura di un supporto o di una resistenza prevede una perforazione di almeno l’1% registrata nella chiusura del venerdì; in tal modo si manifesta un segnale settimanale.
L’utilizzo combinato di più filtri offre all’investitore una maggiore garanzia sulla validità della rottura.
In linea generale, quindi, nel momento in cui si indica un’area potenzialmente interessante, l’eventuale sua rottura rappresenta un’occasione per stoppare le perdite.
Questa è la spiegazione didattica, ma sta a chi legge (non certo a me) scegliere autonomamente e di volta in volta a che livello tagliare eventuali perdite e se farlo.
Io, al limite, posso dire se la strategia di fondo è passata da ‘acquistare sulle correzioni’ a ‘vendere sui rimbalzi’, cosa che peraltro ho fatto.
Questo chiarimento è indispensabile per evitare aspettative sbagliate nei confronti del blog.
In realtà, inoltre, i concetti didattici appena esposti non tengono in considerazione di alcuni aspetti molto importanti.
Per esempio, considerano la singola posizione e non ragionano sul portafoglio.
C’è una sostanziale differenza tra un’esposizione al 5% ed una al 50%.
Ipotizziamo che un investitore si sia esposto per un 10% (che non è poco) sul mercato italiano e che il supporto ceda.
Anche ipotizzando il mancato uso dello stop ed un calo del 20% (calo indubbiamente vistoso), in termini di portafoglio tale perdita inciderebbe per un -2%.
Fastidiosa? Certo, ma molto più tollerabile rispetto al -10% di chi è esposto al 50%.
Non è casuale la tempistica con la quale ho pubblicato un articolo (Cenni di pianificazione finanziaria), che vi invito caldamente a rileggere, col quale evidenziavo il principio della diversificazione e concludevo esprimendo il “timore personale che qualche lettore costruisca portafogli privi di diversificazione e di una logica globale.”.
Era il 6 dicembre e, guarda caso, il Ftse Mib non aveva ancora raggiunto l’area di supporto 21.550-21.100 che avevo indicato come interessante.
Ora, sempre in questo articolo, concludo chiarendo un ulteriore concetto che davo per scontato.
Per quanto ovvio, si ricorda che qualsiasi analisi, anche se supportata da considerazioni grafiche e non, presenta un margine di errore (aspetto che ho ribadito fino alla noia, proprio per non alimentare aspettative eccessive nei miei confronti).
Ripeto, qualsiasi.
Ciò premesso, nel momento in cui la stessa non si avvera, il calo può assumere una dimensione più o meno grande, e non è certo l’entità dello stesso a misurare il grado di errore dell’analisi.
Semplicemente, nel momento in cui si rompe un supporto, lo scenario che aveva portato a determinate conclusioni, può essere completamente stravolto.
Ma questo fa parte dei mercati.
Il mio auspico è che quanto scritto in questo post sia ben chiaro a tutti i lettori per consentire il giusto approccio al contenuto dei vari articoli.
Riccardo Fracasso
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