From the daily archives: domenica, Marzo 13, 2016
Ci spostiamo dall’analisi tecnica a quella fondamentale analizzando uno dei principali indicatori delle economie: il PIL.
Seppure il quadro del 2015 è attualmente incompleto, è possibile sin d’ora, con le rilevazioni in nostro possesso, esprimere qualche considerazione.
Il segno ‘+’ dell’Italia non deve trarre in inganno.
Al momento il nostro PIL è migliore solo rispetto a quello della ‘povera’ Grecia.
Inoltre, il fatto sia inferiore a quello tedesco (+0,8% contro +1,7%), per quanto possa sembrare giustificato dalla maggior solidità economica della Germania, rappresenta un aspetto negativo perché dopo anni in cui loro sono complessivamente cresciuti e noi scesi (quindi noi, al contrario loro, partiamo da un livello significativamente più basso rispetto a quello di 5 anni fa) era ed è lecita una nostra sovraperfomance.
E le cose peggiorano se come termine di confronto si prende un Paese economicamente molto più fragile rispetto alla Germania, per esempio la Spagna che nelle ultime due rilevazioni (2014 e 2015) ha realizzato una crescita sensibilmente superiore alla nostra (+1,4% e +3,2% contro -0,3% e +0,8%).
Persino la ripresa del ‘modesto’ Portogallo negli ultimi due anni (+0,9% e +1,5%) è stata superiore alla nostra.
Sono il primo a sostenere che il PIL sia solo uno degli indicatori da considerare in un quadro più ampio ma, comunque sia, la sua lettura descrive una ripresa molto stentata.
Per quanto ogni Stato sia diverso e che il nostro si porta appresso da decenni un fardello molto più pesante rispetto agli altri (un debito enorme), magari studiare le motivazioni che stanno dietro alle rinascite di Paesi come Irlanda ed Estonia, consentirebbe all’Italia di intraprendere la strada giusta per ripartire.
Riccardo Fracasso
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