Ftse Mib: analisi di lungo termine
Andiamo ad osservare l’ultimo ventennio del Ftse Mib attraverso il seguente grafico di lunghissimo termine su base trimestrale e su scala logaritmica:
Sul grafico sono evidenziati i punti di svolta di primaria importanza.
Nella prima fase la nostra borsa, in compagnia di tutte le altre borse, è stata protagonista dapprima del crollo causato dalla bolla tecnologica e poi da quella causata dalla bolla immobiliare americana.
Da Marzo 2009 i prezzi sono ingabbiati all’interno di un’ampia fase laterale entro la quale, attualmente, si muovono nella fascia mediana.
Se in precedenza l’andamento era molto simile a quello degli altri indici, negli ultimi 7 anni sono emerse evidenti differenze.
Le peggiori borse (Portogallo e Grecia) non hanno retto i minimi del 2009, i listini più deboli (IBEX e FTSE MIB) hanno (e stanno) lateralizzato, alcuni (CAC, Eurostoxx 50) hanno segnato massimi crescenti ma ben distanti da quelli storici, mentre i più forti (DAX, FTSE 100 e S&P 500) sono persino stati in grado di registrare massimi assoluti.
Differenze grafiche rilevanti non sono mai frutto della casualità.
Esse, guarda caso, confermano i differenti dati economici (PIL, disoccupazione. ecc.) tra i vari Paesi.
Anche dal punto di vista squisitamente grafico è facile comprendere chi, dalla creazione dell’Area Euro, ha ricavato un guadagnato (Germania) e chi no (gli altri membri o quasi tutti).
E’ possibile comprendere anche chi, tra i Paesi storicamente protagonisti di grandi svalutazioni monetarie come Italia e Gran Bretagna, ha avuto ragione accettando o rifiutando l’ingresso nell’Euro.
Tornando al nostro grafico, il nostro indice, come scritto, si colloca nel mezzo di una fase laterale pluriennale.
Market mover importanti potrebbero trainare i prezzi verso l’estremo superiore o trascinarli verso quello inferiore.
Tuttavia, attualmente il trend primario è ribassista per cui, sconsigliabile giocarci contro.
Riccardo Fracasso
4 Responses to Ftse Mib: analisi di lungo termine
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Ciao Riccardo, visto che la borsa americana a mio avviso, ha i mesi contati, le cose per noi si potrebbero mettere davvero male e addirittura rompere i minimi a 12500?
Grazie per le tue analisi preziose
Luca
Ciao Luca,
non escludo ipotesi così catastrofiche (anzi, le tengo in debita considerazione) ma ritengo comunque utile esaminare il mercato strada facendo, giusto per essere predisposti a modificare strategia nel caso in cui il mercato ce lo suggerisse.
Riccardo
Ciao Riccardo
Aspettavo da tempo questa tua preziosissima analisi sul Mib di lungo periodo e graficamente rende bene l’idea a che punto del cammino è il nostro tanto bistrattato maggiore indice. Sono d’accordo con te sul fatto che probabilmente gli indici azionari dei Paesi aderenti all’Ue riflettono l’effettivo svantaggio o vantaggio dall’aver compiuto quel passo storico. Però dove scrivi che l’andamento dell’indice è dato dal Pil e disoccupazione non sono decisamente d’accordo. Prendiamo ad esempio l’anno 2007 e il 2012: nel 2012 il Pil italiano era 1615131 milioni di euro (dati banca italia) mentre nel 2007 era 1610304 milioni di euro. Vero che la disoccupazione è aumentata dal 6,5 al 10% ma comunque il Pil è rimasto pressoché agli stessi livelli. Quindi il peggioramento dell’economia c’è sicuramente stato ma non certamente sufficiente e in maniera apparentemente così devastante da giustificare un crollo del listino da 43000punti a 12000punti. Semmai a mio avviso c’è stato un sentiment dei grandi investitori mondiali avverso al nostro Paese che li ha portati a disinvestire nei nostri asset, avversione poco lobbizzata dai vari Governi (Usa style) che hanno fatto pochissimo per attrarre capitali in patria. Praticamente in sei anni la nostra Borsa ha perso circa il 70% di capitalizzazione a mio parere non giustificabile dalle reali condizioni dell’economia. Non amo come tu sai il complottismo e le dietrologie ma penso che nei tempi moderni si usi anche la quotazione della Borsa per fare pressioni politiche sull’attuare o meno certe politiche. Potrai certamente affermare il contrario come fine analista finanziario da dubito che ad agosto del 2015 ci fossero molti esperti che pronosticassero addirittura un crollo repentino del Mib fino a 15000punti. Una correzione molti la prevedevano, me compreso, ma su valori di 20000/21000 punti come era lecito aspettarsi (supporto della MM200 settimane). Questo per dire che a mio avviso la Borsa moderna è molto più influenzata da fattori esogeni talvolta sconosciuti agli investitori retail piuttosto che ai fondamentali delle singole aziende che la compongono (FCA docet, record dei record dei record di immatricolazioni da parecchi mesi e il titolo langue)…grazie dell’attenzione e buona domenica.
Ciao Roberto,
certamente esiste una componente legata al sentiment dietro al divario tra le performance che però:
1 – fa parte del ‘gioco’ della borsa e dobbiamo considerare;
2 – non è certamente la sola e la principale motivazione.
Il Pil dal massimo del 2008 ha perso il 10%, un calo enorme e raro (la Germania ha persino superato quei livelli).
Ai problemi di sentiment e a quelli concreti (dati economici) si aggiungono poi quelli relativi alle prospettive che non sono certamente rosei se si considera in modo realistico, tra l’altro, il problema dei crediti in sofferenza.
Non possiamo nemmeno sperare più di tanto che il mercato possa essere trainato dagli USA, anzi, l’analisi della borsa americana alimenta le preoccupazioni e pensare che il nostro mercato possa sottrarsi dal calo nel caso di una forte correzione americana vuol dire illudersi.
Sono convinto che giungerà il momento in cui la propensione al rischio degli investitori aumenterà, il sentiment si girerà in modo stabile ed il nostro indice probabilmente volerà ma, siamo ben distanti da ciò… prima di allora, un calo molto profondo è realistico ed è un’ipotesi che ho ben argomentato elencando una serie di elementi (grafici e non) di indubbio spessore.
Già ora il nostro indice risulta sottovalutato secondo il rapporto capitalizzazione borsa/pil, ma va detto che oltre un anno fa lo era, per esempio, anche il Brasile che ha continuato a crollare fino a trovare un minimo profondo (quasi impensabile) prima di ripartire.
In presenza di un trend primario ribassista ed in assenza di panico è estremamente pericoloso per un investitore guardare troppo in alto.
Saluti.
Riccardo