Ferme restando le recenti considerazioni espresse sui listini azionari, questo weekend impieghiamo il nostro tempo per analizzare approfonditamente l’oro.
La maggior parte di voi si ricorderà come, ormai da qualche anno, s’è messo sul tavolo un’ipotesi di inversione rialzista di lungo termine che, col tempo, sta prendendo sempre più corpo.
Aggiorniamo una sintesi dell’andamento dell’oro degli ultimi anni proposta a fine 2017:
- TOP di lungo termine nel Settembre 2011 (1.921 dollari).
- Dal massimo del 2011 i prezzi hanno rispettato per anni una trendline di massimi decrescenti e, al tempo stesso, dal 2013 i prezzi sono stati perfettamente governati da un canale ribassista pluriennale.
- Nel Febbraio del 2016 l’oro è fuoriuscito dal canale, successivamente respinto proprio dalla trendline di lungo termine per poi ridiscendere verso la trendline superiore del canale, riconoscerlo e ripartire (il classico movimento di pull back).
- Rottura della trendline di massimi crescenti, inviolata da quasi 6 anni, con successivo pull back.
Negli ultimi anni l’oro ne ha quindi fatte di conquiste, ma manca ancora il superamento della fortissima area di resistenza 1.350-1.375.
Da qualche mese si sono aggiunti ulteriori preziosi tasselli al quadro inversivo.
Per esempio, a dispetto di una performance negativa, nel 2018 l’oro ha esibito una maggior forza relativa nei confronti della maggior parte degli altri asset.
Inoltre, ad inizio 2019 abbiamo assistito agli incroci d’oro sia sull’oro che sui titoli auriferi.
Ad inizio Marzo, nel corso di una correzione scrissi così:
“Personalmente ritengo che tale discesa sia salutare, perchè difficilmente andrà ad intaccare lo scenario rialzista e consentirà (come sta accadendo) di scaricare l’ipercomprato per poi attaccare con più fiato nei polmoni l’area di resistenza 1.360-1.375 dollari.
Dal punto di vista squisitamente grafico, pur non escludendo sviluppi diversi, è degno di interesse come target potenziale del calo in corso area 1.275 dollari.”.
Si osservi l’effettiva tenuta dell’area 1.275 dollari, anche se le recenti vendite non escludono nuove pressioni ribassiste.
Come detto, manca il superamento di area 1.350-1.375 che non sarà certo fino a che non lo vedremo; perlomeno, sappiamo che l’oro potrebbe presentarsi all’appuntamento con tutte le carte in regola per giocarsi la sfida.
Ora esaminiamo il ratio tra l’oro ed i titoli auriferi (per quest’ultimo prendiamo come riferimento il famoso Philadelphia Gold and Silver Index), entrambi denominati in dollari (quindi coperti dal rischio cambio):
Si osservi la discesa del rapporto al di sotto della media mobile a 200 giorni e l’incrocio della morte (seppur solo abbozzato).
Ovviamente servono conferme, ma è giusto segnalare un contesto che merita di essere monitorato.
Nel caso di conferme potrebbe essere valutata la possibilità di privilegiare i titoli auriferi rispetto all’oro.
Riccardo Fracasso
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