Giunti a fine anno andiamo a valutare le borse attraverso l’ormai noto criterio che considera il rapporto che intercorre tra la capitalizzazione della borsa ed il PIL e lo pone a confronto con la rispettiva media storica.

La tabella classifica le borse in ordine decrescente di sottovalutazione.

Semplificando: secondo questo criterio le borse con sfondo verde sono quelle sottovalutate/convenienti, mentre le altre sono quelle sopravvalutate/sconvenienti.

In altre parole, si può anche affermare che nella prima categoria si trova valore, mentre nella seconda no.

Ciò potrebbe indurre l’investitore a posizionarsi sin d’ora sulle prime ed evitare le seconde, ma le cose sono meno semplici di quanto sembra.

Infatti, se nel lungo termine tali considerazioni sono molto valide, nel breve entrano in gioco fattori come il trend e la forza relativa che incidono nelle tempistiche dei riallineamenti.

Il forte rialzo delle borse nel 2019 ha inevitabilmente ridimensionato la sottovalutazioni di alcuni indici (specie quelli europei) ed incrementato la sopravvalutazione degli altri.

In particolare, i listini leader dell’Europa e del Mondo (rispettivamente della Germania e degli Stati Uniti) presentano quotazioni ancor più sconvenienti rispetto al passato.

Ovviamente, fino a che permarrà il trend rialzista di tali mercati, non ci saranno problemi, ma quando invertiranno per assumere valori più coerenti con i fondamentali economici sarà comunque improbabile assistere al rialzo in controtendenza di altri mercati, seppur sottovalutati.

Ritengo che nel momento in cui sarà fatta pulizia, le borse su cui puntare in modo deciso saranno quelle più sottovalutate, con un occhio di riguardo ai listini dei Paesi con le maggiori potenzialità economiche (si pensa in particolare alla Cina e a qualche altro Paese asiatico).

Ovvio che il tutto andrà rivalutato in futuro, al momento opportuno.

Riccardo Fracasso

 

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