From the monthly archives: Marzo 2020

Dell’attesissima riunione di ieri della BCE, resterà nella storia una frase della ‘simpaticissima’ Lagarde: “Non siamo qui per chiudere gli spread“.

Poco dopo, un video per riparare ad un danno ormai fatto.

Una frase simile è l’ennesima dimostrazione di quanto non sia tra gli obiettivi dell’Europa quello di risolvere i problemi italiani.

Peraltro, siamo arrivati al punto in cui talvolta succede, come ieri, che esponenti europei non avvertono nemmeno più la necessità di recitare un apparente interesse nei nostri confronti.

Come sempre successo (vedi immigrazione) i problemi italiani diventano europei solo quando e se coinvolgono anche la Germania.

Ne è la prova l’austerity imposta ad alcuni paesi (in primis Grecia) solo quando il loro rischio di insolvenza poteva danneggiare anche la Germania, in qualità di creditrice.

Ne è la prova il QE, adottato solo quando anche l’economia tedesca ha iniziato a rallentare.

Se si attende sempre e solo che il problema diventi anche tedesco si interverrà sempre in ritardo o in alcuni casi mai.

Carissima Europa, carissima Lagarde, vi svelo un segreto: se proprio avete a cuore solo la Germania, per evitare che un problema la raggiunga, dovete comunque risolverlo alla radice, anche se questo significa ‘chiudere lo spread’ di Paesi che non sono nei vostri interessi.

Il lato positivo della sgradevolissima frase della Lagarde è che dovrebbe dare consapevolezza, far aprire gli occhi a chi ancora sostiene che questa Europa sia stata complessivamente d’aiuto all’Italia.

Ci tengo a precisare che non sono tra coloro che ora si augurano un’uscita dall’Area Euro, ma tra quelli che pensano che l’ingresso in questo tipo di Unione Monetaria sia stata una scelta che ci ha fortemente penalizzato.

Sono fermamente convinto che un’Europa stile Stati Uniti d’America avrebbe prodotto e produrrebbe grandi benefici per tutti, ma questa no.

E qui non si tratta tanto di un pensiero personale perchè sono i numeri a parlare.

Si è detto che l’Eurozona sia servita per contenere i tassi, ma Paesi al di fuori smentiscono tale tesi (vedi Inghilterra, un paese molto simile al nostro dal punto di vista monetario, e che nell’ultimo ventennio non ha certamente avuto i problemi di spread che abbiamo avuto noi).

Un enorme passo avanti verso una unione solidale (l’unica che ha senso di essere) sarebbe quello degli Eurobond (l’equivalente dei Tresury americani), ma l’affermazione della Lagarde conferma che non si giungerà mai a tanto.

E sarei felicissimo d’essere smentito.

Da italiano sono piuttosto indignato che addirittura in una situazione di drammatica emergenza come quella che stiamo vivendo, ci sia chi remi contro, perchè una simile affermazione non solo non aiuta ma penalizza l’Italia.

Tra i compiti della BCE vi è quello di sostenere la solidità dell’Area Euro e ciò, ditelo alla Lagarde, significa anche e soprattutto difendere gli anelli più deboli, cercando di ridurre lo spread.

L’Italia è un paese meraviglioso, con potenzialità enormi, con una incredibile storia e posti stupendi da visitare.

Il made in Italy è tuttora apprezzato, invidiato e cercato in tutto il mondo.

Tuttavia, è un dato di fatto che l’economia italiana nel ventennio dell’Euro non è cresciuta, mentre è continuato a lievitare il debito.

Non siamo esenti da errori e da difetti, anzi, ma di certo tra i motivi di questo declino c’è anche questa Europa.

Nelle fasi di crescita globale l’Italia può sperare di andare a traino delle economie più forti, ma quando l’economia mondiale rallenta o va persino in recessione, ne emerge tutta la sua vulnerabilità.

Il listino italiano è sottovalutato e ciò gli consente di sovraperformare nelle fasi di elevata propensione al rischio, ma nelle fasi di panico è venduto a piene mani.

Riccardo Fracasso

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