A un anno dai minimi, chi più chi meno, le borse mondiali hanno recuperato quanto perso tra febbraio e marzo del 2020.

Se si considera che il PIL dell’Occidente è significativamente più basso di un anno fa, quando per esempio le valutazioni della borsa americana erano già estremamente sopravvalutate, si capisce che il rialzo è completamente scollegato dai fondamentali e legato ad altri fattori (margin debt, buy back, algoritmi, Banche Centrali).

A proposito, nei periodi come questo c’è chi cerca motivazioni sane per giustificare le attuali quotazioni.

E solitamente, nel campo finanziario, come nella vita, chi cerca una scusa finisce per trovarla anche se non c’è.

Per esempio, c’è la tesi di chi sostiene che i prezzi attuali della borsa americana siano proporzionati alla futura crescita economica.

Nel corso dell’ultimo check up, prendendo come costante l’ultima rilevazione del PIL (IV trimestre 2020), abbiamo concluso che il corretto valore dello S&P 500 è a 2.122 punti; senza contare che nelle fasi di panico, il rapporto tra la capitalizzazione della borsa e il PIL tende a scendere al di sotto della media storica (105%).

Ora, invece, facciamo lo studio inverso: prendiamo quindi come costante il valore attuale dello S&P 500 e, così facendo, otteniamo che la borsa risulterebbe corretta se il PIL, rispetto alla rilevazione del IV trimestre 2020, crescesse dell’85%!

Sono numeri impensabili anche per un Paese emergente, figuriamoci per un Paese sviluppato, peraltro in condizioni tali da non poter far a meno di una politica monetaria ultra espansiva, con un debito privato che potrebbe aver raggiunto un top di lungo termine, con piani di sussidi pandemici in corso che col tempo saranno rimossi, ecc.

Comunque la si osservi, quindi, appare evidente che le attuali quotazioni azionarie sono estremamente sopravvalutate e prive di valore.

La costruzione di un portafoglio per un investitore (non un trader) implica alcuni compiti che talvolta sfuggono.

Per esempio, presuppone, la ricerca del valore.

È consentito detenere asset in portafoglio anche in fase di sopravvalutazione, ma entro certi limiti, altrimenti si finisce per incamerare volatilità (rischio puro) anziché valore.

Di ciò non ci si rende conto durante la salita, ma nel momento in cui si inverte il trend (ricordiamo la natura ciclica dei mercati) si fa sentire la volatilità, il mercato scende e col tempo (non necessariamente nell’immediato) distingue ciò che ha valore e ciò che ne è privo.

Partecipare a trend molto maturi, seguire le mode e riempire il proprio portafoglio di asset volatili privi di valore, significa inseguire esclusivamente il rendimento speculativo e non preoccuparsi di gestire il rischio.

In altre parole, ci si pone nelle condizioni di perdere il controllo di rischio del portafoglio, non rispettando quindi un altro fondamentale obiettivo di pianificazione.

Quindi, non perdete mai di vista l’obiettivo che il vostro portafoglio sia costruito in modo tale da consentirvi di avere il controllo del rischio del portafoglio anche nelle fasi difficili, altrimenti siete destinati a ritrovarvi in balia degli eventi, subendo i mercati e con la possibilità di prendere decisioni legate all’emotività.

Riccardo Fracasso

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