S&P 500: l’importanza dei minimi di febbraio-marzo
Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 4.131 punti, registrando un -3,63%.
Il bilancio settimanale è pari a un -3,27%.
Aprile si conclude con un -8,8%.
Dal grafico è possibile osservare come i prezzi abbiano raggiunto i minimi di febbraio (4.114 punti).
A questo punto dell’analisi apriamo una parentesi ‘statistica’.
I minimi del bimestre novembre/dicembre solitamente rappresentano un’area di supporto importante, la cui eventuale rottura mette in seria discussione il rispetto della cosiddetta stagionalità favorevole (ottobre-aprile).
Il cedimento di tale area da il via a un calo che, il più delle volte, porta a registrare un nuovo minimo di rilievo nel bimestre febbraio/marzo.
Ora, tralasciando quanto successo nel 2020 (evento unico e difficile da ripetersi) andiamo a vedere cos’è successo nelle due precedenti inversioni della borsa americana:
Si osservi come in entrambe le occasioni il minimo registrato nel bimestre febbraio/marzo rappresentò valido supporto che fu rotto convintamente (con conferma in chiusura mensile) solo dopo diverso tempo.
Con ciò non si vuole affermare che la storia si ripeterà anche stavolta (la chiusura di ieri sui minimi settimanali e sui minimi mensili innalza le probabilità della violazione di area 4.114 punti), ma si desidera:
- evidenziare l’importanza del minimi del bimestre febbraio/marzo (la cui eventuale rottura, conseguentemente, sarebbe evento di rilievo);
- suggerire di non escludere a priori, tra le varie ipotesi, la possibilità di tenuta per un buon periodo di questa soglia.
Ciò premesso, ribadisco che eventuali rimbalzi andrebbero valutati come generosa occasione d’uscita.
Riccardo Fracasso
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