Powell, tassi e recessione
Come da attese, mercoledì Powell ha annunciato il rialzo di 0,75% dei tassi della FED, con lo scopo di fronteggiare un’inflazione che ‘resta elevata’.
Inoltre, il Presidente della Federal Reserve ha affermato che per la prossima riunione (21 settembre) ‘potrebbe essere appropriato’ un terzo intervento delle medesime dimensioni, ma che ciò dipenderà dai dati in arrivo.
A tal proposito, Powell ha previsto un necessario rallentamento economico, sostenendo però di non di credere che gli Stati Uniti siano in recessione.
Il giorno successivo, però, la seconda rilevazione negativa del PIL ci consente di parlare di recessione tecnica:
Infatti, dopo il primo trimestre negativo (-1,6%), anche il secondo è in rosso (-0,9%), in entrambe le occasioni contro aspettative positive.
Al tempo stesso, l’organo preposto per ufficializzare la recessione è il National Bureau of Economic Research (NBER) che si esprimerà solo tra qualche mese e che tiene conto anche di altri dati, come l’occupazione, che al momento va bene.
Per quel che può valere la mia opinione in merito, personalmente ritengo che siamo in recessione e che tutto il resto rientra in goffi tentativi per negare l’evidenza e magari poi doverla ammettere con grave ritardo, come fece la Federal Reserve con l’inflazione dopo averla definita per mesi ‘temporanea’.
Riccardo Fracasso
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