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In più occasioni s’è ribadito che l’innalzamento dei tassi colpisce in modo significativo le economie debt driven, come per esempio gli Stati Uniti.

Approfondiamo.

Il rialzo degli interessi di finanziamento (mutui, crediti al consumo, ecc.), non essendo compensato da un significativo aumento del reddito, ha come primi effetti quelli di erodere il risparmio e di un maggior ricorso all’indebitamento.

In seconda battuta, il maggior costo del debito porta inevitabilmente a un aumento delle insolvenze.

Quest’ultimo fenomeno non riguarda solamente i prestiti a tasso variabile ma anche quelli a tasso fisso.

Infatti, negli Stati Uniti i tassi fissi variano al variare del rating assegnato ai singoli clienti: il cosiddetto FICO score.

Il FICO score è un rating che va da 300 a 850 punti calcolato in base alla storia degli ultimi sette anni del creditore in relazione alla sua posizione finanziaria, lavorativa e alla sua puntualità dei pagamenti:

  • il calo dei risparmi, precedentemente sottolineato, riflette un peggioramento della posizione finanziaria;
  • i dati ufficiali del mercato del lavoro al momento restano molto buoni;
  • la scelta di svariati creditori di allungare le scadenze ammorbidisce un problema già in essere, senza risolverlo.

Riassumendo, il rialzo dei tassi erode il risparmio, aumenta il debito e ne riduce la qualità, con riflessi sui creditori, in primis le banche.

Problema che si amplifica nel caso di economie principalmente sorrette dal debito, come quella degli Stati Uniti.

Forse non è casuale che all’ultima riunione (31 gennaio) la FED ha rimosso la frase “il sistema bancario è solido e resiliente”, dopo averla inserita in tutti i comunicati da marzo a dicembre del 2023.

O il problema non è più d’attualità o è talmente serio che la Banca Centrale Americana non è più disposta ad assumersi la responsabilità di fornire rassicurazioni.

Questo fine settimana abbiamo separato volutamente l’analisi grafica dalle considerazioni economiche, per rendere ancor più chiara la discrepanza tra i due aspetti.

Riccardo Fracasso

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