Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 5.282 punti, registrando un +0,13%.
Il bilancio settimanale è pari a un -1,5%.

Da metà febbraio le vendite hanno spinto l’indice americano a un minimo di 4.835 punti, per poi recuperare il 50% la settimana in cui Trump ha annunciato la sospensione dei dazi per 90 giorni, fatta eccezione per la Cina.
Per la precisione, i dazi sono stati abbassati al 10% e per alcuni settori (auto, alluminio e acciaio) sono rimasti al 25%.
Nel frattempo, dal punto di vista prettamente grafico, abbiamo assistito in ordine cronologico a:
- cedimento media mobile a 200 giorni (linea viola);
- fuoriuscita verso il basso dal canale rialzista (vedi primo grafico);
- incrocio della morte (la media mobile a 50 giorni taglia verso il basso quella a 200 giorni).

Il tutto con un VIX che si è portato stabilmente sopra la media storica del 20-25%, eccessi tuttora presenti, il crollo della fiducia dei consumatori, l’inizio di una potenziale fase di deleveraging e prospettive recessive sempre più marcate.
Considerata la complessità della situazione descritta, è lecito supporre che al di là di rimbalzi anche di buona entità (fisiologici in un contesto volatile), il minimo debba ancora essere trovato.
Concludo con un’opinione: i dazi in questa fase costituiscono indiscutibilmente il driver dei mercati, ma ritengo che non siano la causa del calo ma il classico ago che ha fatto scoppiare una bolla preesistente.
Riccardo Fracasso
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