Venerdì, alla consueta riunione di Jackson Hole, Powell ha affermato che “i rischi sull’inflazione sono al rialzo, quelli sul lavoro al ribasso”, aggiungendo che “la crescita del Pil Usa ha subito un notevole rallentamento”.

Dopo diverso tempo in cui il presidente della Federal Reserve ha anteposto il rischio inflazione, torna a dare maggior rilievo al rischio di un peggioramento sul fronte occupazionale e alla necessità di interventi espansivi, sostenendo che il “il mutamento dell’equilibrio dei rischi potrebbe giustificare un aggiustamento”, alimentando le attese per un taglio dei tassi già alla prossima riunione del 17 settembre.

Per quanto concerne il mercato azionario, il fatto che continui a segnare nuovi massimi nonostante il rallentamento di cui parla Powell, evidenzia la fase RISK ON (propensione al rischio del mercato).

Fase di RISK ON favorevole all’asset azionario ma, al tempo stesso, che descrive un mercato non sano, sensibilmente scollato dai fondamentali.

Una correzione importante potrebbe, almeno parzialmente, scontare le difficoltà economiche.

Passando alle obbligazioni, nel breve termine eventuali interventi espansivi dovrebbero sostenerne i prezzi.

Allungando lo sguardo al lungo termine, invece, eventuali tagli interessi aumenterebbero le probabilità dello scenario, più volte ipotizzato, di una seconda ondata inflattiva dopo quella del 2022.

Ipotesi che richiederebbe provvedimenti restrittivi (rialzo tassi) con conseguente deprezzamento dei titoli obbligazionari lunghi.

Nel caso, sarebbe bene quanto meno valutare l’eventuale rialzo delle obbligazioni per prendere profitto e posizionarsi sulla parte breve della curva.

Riccardo Fracasso

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