Ftse Mib: tonfo settimanale
Il Ftse Mib ha chiuso la seduta a 19.193 punti, registrando un +0,33%.
Il bilancio settimanale è pari ad un pesante -5,74%.
La scorsa settimana si scriveva:
“La chiusura settimanale nei pressi dei minimi rende probabile un nuovo minimo settimanale.
Inoltre, se la discesa in corso dello S&P 500 fosse distante dall’essere conclusa (ipotesi da tenere in considerazione e che approfondiremo nell’apposita analisi), le probabilità che le vendite sul nostro Ftse Mib proseguano sarebbero elevate.”.
Il Ftse Mib ha indiscutibilmente registrato un nuovo minimo settimanale (18.888 punti):
Sempre la passata settimana:
“Nel caso di una decisa prosecuzione del calo americano, un target credibile per il nostro indice è il primo ritracciamento di Fibonacci (18.658 punti).”.
In più occasioni s’è specificato che quando si parla di un’area si fa riferimento ad una fascia di prezzi intorno ad un determinato livello.
Ciò premesso, col raggiungimento odierno del minimo a 18.888 punti è possibile considerare raggiunta l’area Fibonacci indicata (vedi grafico).
Dal punto di vista statistico il più delle volte il primo storno si arresta proprio nei pressi del primo ritracciamento di Fibonacci.
Inoltre, sempre dal primo grafico è possibile notare come presso tale area converga la parallela inferiore di una forchetta di Andrew ribassista.
Ricordo che per quanto riguarda le forchette ribassiste il primo obiettivo è rappresentato dalla mediana mentre il secondo dalla parallela inferiore, raggiunto molto meno frequentemente.
La discesa presso il secondo target costituisce quindi un elemento di debolezza del mercato ma al tempo stesso un possibile eccesso.
Ora facciamo un passo in avanti nel nostro percorso formativo introducendo un tema finora mai trattato:
Nel grafico sono visibili tre trendline.
Quella centrale è la retta di regressione lineare, che rappresenta la retta d’equilibrio dei prezzi in un determinato periodo.
Le rette parallele sono invece le seconde deviazioni standard.
Non si tratta di trendline statiche, ma dinamiche.
Pertanto, scelto l’inizio di un movimento, via via che il tempo passa ed i prezzi si muovono, le trendline cambiano inclinazione.
Ne consegue che è giusto osservare solo la parte più avanzata del grafico, perché le rette che vediamo oggi non sono le stesse di una settimana, di un mese fa, ecc.
A mio avviso, le migliori indicazioni che può dare tale strumento sono le seguenti: individuato un trend rialzista, l’eventuale raggiungimento/sforamento della seconda deviazione standard spesso coincide o anticipa leggermente la ripresa dello stesso (ragionamento inverso per i movimenti ribassisti).
Ovviamente a tali comportamenti si sottraggono le inversioni vere e proprie, inversioni che però io attualmente escluderei per più motivi:
-
l’RSI su base settimanale è più vicino a segnalare una situazione di ipervenduto che di ipercomprato;
-
assenza di alternative convenienti (il mercato obbligazionario offre rendimenti tutt’altro che attraenti);
- la politica monetaria espansiva della BCE.
Ad oggi comunque siamo in presenza di diversi elementi (raggiungimento ritracciamento di Fibonacci, trendline inferiore forchetta ribassista e sforamento seconda deviazione standard) che suggeriscono quantomeno cautela per chi detiene posizioni short in portafoglio.
Seppure non abbiamo segnali concreti di una ripresa del trend rialzista preesistente, sussistono le condizioni tipiche di questo scenario.
Tuttavia, l’aspetto che più stona e preoccupa in questo contesto è rappresentato dall’entità ridotta (di poco superiore al 4%) della correzione dai massimi dello S&P 500.
Se dovesse effettivamente estendersi di diversi punti percentuali (come solitamente succede nelle fasi distributive di lungo termine), l’ipotesi di un nostro recupero potrebbe essere messa in discussione.
Riccardo Fracasso
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