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Molti di voi avranno memoria della bolla del 2000, la famosa moda dei titoli tecnologici acquistati a prezzi fuori dalla realtà.

A distanza di 21 anni, dopo una fortissima discesa, i prezzi si sono quasi triplicati rispetto a quel top:

Seppur il rialzo sia in parte giustificato da una importante maturazione del settore tecnologico, ha generato una nuova bolla.

Sotto tale punto di vista (sia chiaro, ce ne sono anche altri da valutare) l’attuale situazione è più simile a quella 2000 che non a quella del 2007.

Particolarmente interessante il grafico che rapporta il Nasdaq con lo S&P 500:

Un grafico in salita implica una maggior forza relativa del Nasdaq, e viceversa.

Appare evidente la maggior forza dell’indice tecnologico, in particolar modo nell’ultimo decennio.

Nell’ultimo anno è visibile un trend verticale, seppur i grafici (sia il primo che il secondo) siano impostati su scala logaritmica; ciò implica eccesso e un trend insostenibile.

Si osservi, però, come proprio in questo primo trimestre il rapporto ha raggiunto il top di marzo 2000 (le ultime settimane parrebbero segnalare il riconoscimento di tale soglia come importante resistenza).

Nel 2000, l’inversione di forza relativa coincise con un crollo dei mercati che significò un -83% del Nasdaq e un -50% dello S&P500.

Per cui, nel caso in cui si stessero effettivamente invertendo i rapporti di forza tra i due indici, considerata la bolla presente in quello tecnologico, si avvalora e si avvicina l’ipotesi di una forte discesa (servono conferme con un innalzamento della volatilità).

Inoltre, si sottolinea che i primi 8 titoli per capitalizzazione dello S&P 500 appartengano anche al Nasdaq.

Ciò mi spinge a credere che un eventuale crollo del Nasdaq trascinerebbe verso il basso anche lo S&P 500.

Ad ogni modo, considerati gli eccessi dell’indice tecnologico e l’aspetto grafico precedentemente esaminato, ritengo che una strategia non troppo aggressiva e compatibile con l’attuale contesto sia composta da un long sullo S&P 500 e uno short sul Nasdaq.

A proposito di strategie market neutral, nel maggio 2017 si mise sul tavolo quella composta da un long sulla borsa americana e uno short su quella italiana, mentre nel Settembre del 2018 quella formata da un long sull’oro e uno short sulla borsa americana.

Considerato quanto poi successo, è possibile affermare che i segnali di lungo termine dei rapporti di forza sono piuttosto attendibili.

Riccardo Fracasso

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