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Da oltre un anno si fa un gran parlare dei crediti in sofferenza del settore bancario italiano.

Tale criticità ha colpito e colpisce tuttora duramente il nostro comparto a causa, tra l’altro, della crisi economica dell’Italia che negli ultimi anni ha reso insolventi molti debitori.

Problema serio, giustamente evidenziato e per il quale non si può affermare di essere giunti ad una soluzione.

Solo da qualche mese, invece, si sono accesi i riflettori sulle banche tedesche, in primis Deutsche Bank.

Approfondiamo.

Per assegnare il giusto peso alle cifre che andremo a snocciolare, si consideri che il capitale di DB ammonta a circa 69 MLD.

Il 16 Settembre, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti le ha avanzato una richiesta di 14 miliardi di dollari per aver adottato metodi ingannevoli nella cessione a Fannie Mae e Freddie Mac di obbligazioni garantite da mutui.

Multa prevista dalla banca tedesca, ma ad una cifra decisamente inferiore: difatti, già da tempo DB ha accantonato circa 5/6 MLD per fronteggiare i 2/3 MLD attesi per questo contenzioso ed 1,9 MLD per altre multe di simile natura.

Tale scandalo, oltre ad essere economicamente penalizzante, rappresenta un nuovo duro colpo alla reputazione della banca che si aggiunge ai precedenti: manipolazione tassi d’interesse,  riciclaggio nella filiale di Mosca, affari con Paesi soggetti a sanzioni (Iran, Siria, ecc.).

Ad ogni modo, sono in corso trattative tra Germania e Stati Uniti finalizzate a trovare un accordo che, presumibilmente, porterà ad un esborso da parte della banca tedesca inferiore ai 14 MLD ma comunque superiore ai 2/3 inizialmente attesi.

Un ulteriore problema è costituito dalla presenza in bilancio di circa 32 MLD di titoli derivati classificati come ‘livello 3’, ossia titoli non negoziati sui mercati che sono contabilizzati, grazie a regole europee molto ‘accomondanti’, con grande discrezionalità da parte della banca stessa.

Pertanto, regole internazionali ancora una volta ‘casualmente’ favorevoli alla Germania.

Infine, DB non è esclusa dai problemi di redditività che coinvolgono l’intero settore bancario europeo.

Ricapitolando, di seguito le difficoltà di Deutsche Bank:

  • reputazione;
  • multa;
  • esposizione in derivati di livello 3;
  • redditività.

Estendendo il campo d’osservazione, si profila il rischio contagio: 

  • sfiducia generale del settore bancario europeo;
  • inevitabili conseguenze sull’economia tedesca e, di riflesso, su quella internazionale;
  • forte interconnessione tra DB ed altri istituti;
  • una sanzione elevata rappresenterebbe un pericoloso precedente per le altre banche europee (UBS, RBS, Barclays, Credit Suisse) tuttora sotto inchiesta per lo stesso reato.

Recentemente, chi ha chiesto a Schäuble (ministro delle finanze tedesco, sempre pronto a puntare il dito sugli altri Paesi) se ritenesse o meno necessario un salvataggio di Deutsche Bank, ha ricevuto come risposta un ben poco rassicurante ‘No comment’.

Volendo essere positivi, si potrebbe sottolineare che nel momento in cui un problema coinvolge anche la Germania diventa un problema Europeo, ma al tempo stesso è bene ricordare come solitamente in Europa i problemi non sono mai prevenuti, ma affrontati concretamente quando oramai sono fuori controllo (basti ricordare la crisi economica o l’immigrazione).

Riccardo Fracasso

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