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A inizio 2023 pubblicai i temi che a mio avviso avrebbero caratterizzato l’anno appena iniziato.

Confermate le aspettative di un’inversione rialzista dei bond governativi, di deprezzamento delle materie prime e del dollaro.

Ampiamente smentite, invece, le personali attese in merito a nuove discese sulle borse occidentali, sorrette invece dal calo dell’inflazione e da un sentiment del mercato alimentato da dati economici positivi, seppur non sempre veritieri.

Con particolare riferimento agli Stati Uniti, gli investitori hanno dimostrato scarsa avversione al rischio, senza tener conto di valutazioni esagerate, della sempre più frequente decisione da parte dei creditori di allungare le scadenze di rimborso di debiti destinati a non essere pagati, della pericolosa concentrazione della capitalizzazione della borse in poche multinazionali, degli effetti dell’aumento dei tassi in una economia guidata dal debito (debt drivin), ecc.

La propensione al rischio ha quindi spinto gli investitori a preferire titoli sopravvalutati e volatili rispetto ad alternative che offrivano e tuttora offrono premi al rischio nettamente migliori (treasury, anche di breve durata).

Ciò è caratteristico di un ambiente speculativo.

Siamo entrati nell’anno delle elezioni americane, statisticamente positivo ma che contempla anche precedenti di alta volatilità (2000 e 2008).

Sarà anche l’anno in cui la Federal Reserve (probabilmente anche la BCE) inizierà a tagliare i tassi.

Si inizia l’anno al 5° stadio del ciclo economico e, a mio avviso, strada facendo assisteremo al passaggio al 6° (stadio nel corso del quale si assiste all’inversione rialzista del mercato azionario).

Di seguito, elenco alcuni temi che a mio avviso caratterizzeranno il 2024:

  • il dollaro proseguirà a deprezzarsi contro l’euro a causa di prospettive di politiche monetarie più espansive rispetto a quelle dell’Area Euro;
  • il mercato obbligazionario sarà favorito dalla notevole riduzione del rischio tassi, causa del precedente crollo del comparto; ovviamente, all’interno di tale asset andranno distinti i vari segmenti (avvantaggiate le emissioni più solide);
  • materie prime: salvo eventuali decisioni ed eventi geopolitici particolarmente rilevanti, il 2024 sarà anno di domanda; ciò premesso, le materie prime dovrebbero essere sfavorite da una domanda debole, tipica del rallentamento economico;
  • il comparto aurifero: da una parte dovrebbe essere favorito dal calo del rendimento del treasury, dall’altro potrebbe essere svantaggiato dall’eventuale ridimensionamento dell’inflazione attesa;
  • il mercato azionario: l’assenza di segnali grafici ribassisti e il sentiment positivo si contrappongono a fondamentali economici ben poco rassicuranti; il 2024 potrebbe essere caratterizzato da un deciso aumento della volatilità sulle borse, in grado di generare opportunità di ingresso al raggiungimento di determinati livelli. Valore inespresso offerto dall’Asia.

Ovviamente tutto ciò andrà monitorato e, se necessario, aggiustato nel corso dell’anno appena iniziato.

In ogni caso, la consapevolezza che i mercati non siano prevedibili con certezza ma semplicemente esaminabili con oggettività, come sempre ci spinge a porci l’obiettivo di costruire un portafoglio finalizzato a contenere quanto più le probabilità di perdere il controllo del rischio.

Riccardo Fracasso

 
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