La serie di Fibonacci è la seguente: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34 e così via all’infinito.
Ogni numero è il risultato della somma dei due numeri che lo precedono a partire da 1, 1.
Dividendo in diversi modi i numeri di Fibonacci tra loro si ottengono i rapporti di Fibonacci: se per esempio dividiamo 13 con 21 otteniamo 0,619 (che corrisponde al 61,9%), se però invertiamo i numeri avremo come risultato abbiamo 1,615 (161,5%).
Se invece si salta un numero e si divide per esempio 8 con 21 abbiamo 0,38 (38%).
Le percentuali risultanti saranno: 0%, 23,6%, 38,2%, 50%, 61,8%, 76,4%, 100%, 138,2%, 161,8%, 261,8%, ecc.
Nella storia si ha avuto modo di constatare la frequente riproposizione di tali rapporti: nell’arte, nel rapporto aureo, nella spirale del DNA. ed in tanti altri campi.
Frequenza tale da ritenere che essi siano parte integrante della natura umana.
Tali rapporti trovano spazio anche nella finanza.
I prezzi delle azioni non si muovono in modo lineare ma procedono a strappi: durante un movimento rialzista si verificano infatti diverse correzioni o brevi fasi di consolidamento, mentre all’interno di un movimento ribassista sono visibili diversi rimbalzi.
Questi movimenti (opposti al trend principale) ripercorrono il precedente movimento (rialzista o ribassista) spesso secondo percentuali ricorrenti.
Le più famose percentuali di ritracciamento sono, guarda caso, quelle di Fibonacci.
Esse rappresentano quindi in un trend ribassista le soglie di recupero (resistenze) calcolate tra un picco di massimo ed un picco di minimo precedente, che limitano verso il basso e verso l’alto la quotazione corrente.
Lo stesso calcolo effettuato in un trend rialzista, utilizzando quindi le percentuali di ritracciamento tra un picco minimo ed un picco di massimo precedente, individuano i principali livelli di supporto nel corso della correzione.
Statisticamente è provato che le percentuali di ritracciamento indicate costituiscono degli importanti punti di riferimento su cui le quotazioni tendono a reagire, in un senso o nell’altro.
Esempio:
Abbiamo un trend rialzista che è partito da un minimo ‘A’ e che interrompe la propria corsa toccando un massimo ‘B’.
A questo punto inizia una correzione; in questa circostanza, sarà molto conveniente saper individuare le più probabili aree dove tale movimento contrario andrà ad esaurirsi.
I livelli più famosi e forse affidabili di ritracciamento, come detto, sono quelli di Fibonacci:
Tra le varie soglie, ho rimarcato in grassetto quelle di maggior rilievo:
- 38,2%;
- 50%;
- 61,8%.
Statisticamente, la maggior parte delle volte il primo ritracciamento si ferma al primo livello tra questi (38,2%).
La violazione del secondo livello (50%) suggerisce cautela perché può significare che il trend preesistente è messo in discussione e che forse non era ancora maturo per partire.
Ogni livello ceduto (in caso di correzione rispetto a un trend rialzista) e ogni livello guadagnato (in caso di rimbalzo rispetto a un trend ribassista) conferiranno una maggiore debolezza del trend preesistente; spesso il superamento dell’ultimo livello del 61,8% viene considerato come il segnale del definitivo inizio di un nuovo trend contrario al precedente
Dei numeri concreti possono chiarire quanto finora esposto:
poniamo A = 30 e B = 90
il ritracciamento di 61,8% sarà dato da = 90 – (61,8% di 90-30) = 52,92
Molti analisti considerano come aree di ritracciamento invece un 1/3 (ossia 33,33%), 1/2 (50%) e 2/3 (66,66%).
E’ possibile considerare tutte le percentuali; così facendo, un movimento contrario al precedente si potrà considerare un’inversione di tendenza solo al superamento dell’intera area 61,8%-66,66%.
Personalmente faccio riferimento esclusivamente ai valori di Fibonacci.
I rapporti di Fibonacci non solo permettono di calcolare i valori di ritracciamento ma anche quelli di estensione di un movimento, quando lo stesso ha già ritracciato.
Torniamo all’esempio:
ipotizziamo che le quotazioni correggano fino al ritracciamento del 61,8% (nel grafico indichiamo con la lettera C) per poi riprendere la strada rialzista momentaneamente interrotta.
A questo punto risulterà utile individuare gli obiettivi più probabili dell’estensione rialzista che si potranno individuare con l’applicazione dei livelli di estensione di Fibonacci.
I probabili obiettivi, si otterranno facendo partire dal punto C l’estensione, la cui lunghezza sarà pari ad una percentuale dell’onda A-B.
Pertanto, un’eventuale estensione del 100% dal punto C sarà pari a: 52,92 + (100% di 90-30) = 112,92.
Dei tanti rapporti di estensione di Fibonacci, i più importanti sono quelli indicati nel grafico:
- 61,8%;
- 100%;
- 161,8%.
Statisticamente il livello che il più delle volte si rivela essere il giusto obiettivo del movimento è il secondo.
Meno frequenti i casi in cui il movimento si ferma al primo e ancor più raro che giunga persino al terzo.
Il livello di forza del mercato nel corso della gamba ‘A-B’ e la profondità del calo ‘B-C’ ci aiutano ad assegnare maggiori o minori probabilità ai livelli di estensione citati.
Sia nei casi dei ritracciamenti di Fibonacci che di estensione di Fibonacci l’importanza di un’area cresce se confermata dalla presenza di una resistenza o di un supporto, o di una situazione di ipercomprato o di ipervenduto.
Personalmente assegno notevole importanza a quelle situazione in cui un livello di Fibonacci è confermato dalla presenza di una resistenza o di un supporto.
Infine, è bene precisare che tutti i rapporti di Fibonacci sono da considerarsi come livelli intorno alle quali è presente un’area di supporto o resistenza.
Disponibile sul blog, all’interno della sezione STRUMENTI, il CALCOLATORE FIBONACCI.
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