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Gli stress test sono dei test condotti dall’Eba (European Banking Authority) nei confronti delle più importanti banche europee ipotizzando uno scenario peggiore rispetto all’attuale.
Essi sono nati col fine di prevenire di crisi di liquidità bancarie come quelle verificatesi tra il 2008 ed il 2009.
A luglio dell’anno scorso su 91 banche esaminate ne furono bocciate 7; fece in seguito enorme scalpore il fatto che tra le promosse vi erano state anche le banche irlandesi che misero in ginocchio il Paese.
Fu quindi deciso di effettuarne di nuovi più stringenti.
I risultati sono stati diffusi venerdì scorso (15-luglio Ndr): su 90 istituti, 8 bocciate, 16 rimandate e 66 promosse.
Le bocciate sarebbero state 9, se non fosse che all’ultimo momento la banca tedesca Helaba non si fosse ritirata contestando la metodologia utilizzata.
Il Paese che ne esce peggio è la Spagna con ben 5 bocciati e 7 rimandati, ma va detto che è anche quello con più istituti posti sotto osservazione; inoltre, non è una novità che il comparto bancario spagnolo sia estremamente fragile.
La promozione richiedeva un Core-Tier 1 (capitale di alta qualità) superiore al 6% rispetto agli asset rischiosi.
Un Core-Tier 1 inferiore al 5% portava alla bocciatura.
Un valore al di sotto del 6% ma sopra al 5%, pur evitando la bocciatura, impone come per i respinti, l’obbligo di presentare entro metà ottobre interventi utili a ricapitalizzarsi.
A differenza dei bocciati, che dovranno concretizzare tali misure entro la fine dell’anno, i rimandati avranno tempo fino al 15 aprile del prossimo.
Per quanto concerne il nostro Paese, come possiamo notare dal seguente specchietto, su 5 banche ben 4 ne escono promosse; il solo Banco Popolare viene rimandato (quindi non bocciato).
In linea generale, quindi, si può affermare che il risultato degli stress test è positivo sia a livello generale che per quanto riguarda il nostro Paese.
Ora, avendo ancora il dente avvelenato per la scarsa attendibilità che hanno dimostrato i precedenti stress test, andiamo a valutare quali sono le condizioni avverse ipotizzate dalla Bce e concordate con il Cebs (Committee of European Banking Supervisors).
E’ stato considerato uno scenario di forte rallentamento, con aumento dei rendimenti sui debiti, crescita dell’inflazione, forte ribasso dei mercati finanziari e di quello immobiliare.
Fin qui sembrerebbe che i test siano davvero severi, non fosse che è stato immaginato il peggioramento rispetto allo scenario del 24 maggio.
Nel frattempo (dal 24 maggio al 15 luglio), come ben sapete, la situazione s’è notevolmente aggravata secondo alcuni aspetti.
Tanto per capirsi, per l’Italia, tra le condizioni avverse è stata posta quella di tassi decennali al 5,7% … peccato che nelle ultime settimane i tassi si siano portati intorno al 6%.
Ne consegue che il recente peggioramento economico ha fatto si che sotto certi aspetti lo scenario avverso ipotizzato sia persino migliore di quello attuale.
Un’altra considerazione: data la presenza del fondo salva euro, non è stato previsto alcun default sovrano, proprio quando è quasi certo un futuro fallimento della Grecia e le probabilità di insolvenza di altri stati dell’UE sono notevolmente aumentate.
In buona sostanza, i test attuali sono sicuramente più stringenti di quelli del 2010 e permettono di stabilire quali sono le realtà più solide, ma la recente involuzione del contesto economico fa si che non si possano escludere scenari ben peggiori di quelli ipotizzati, che inciderebbero non poco nella liquidità delle banche.
Riccardo Fracasso
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