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Stamattina ha avuto finalmente luogo il primo atto di rifinanziamento col quale la BCE ha erogato alle banche commerciali dell’Area Euro prestiti con scadenza di 3 anni (molto lunga rispetto alla normalità) e ad un tasso agevolato dell’1%.
L’ammontare totale dell’operazione è pari a 489,19 miliardi, di gran lunga superiore alle attese (250/300 MLD).
Hanno partecipato 523 istituti di cui 14 italiani che hanno raccolto complessivamente 40,44 miliardi.
Intesa San Paolo al primo posto (12 MLD), MPS al secondo (10 MLD) ed Unicredit al terzo (7,5 MLD).
Tutte le banche interessate potranno utilizzare il denaro come preferiscono, ma la speranza della BCE (e non solo) è che lo investiranno in titoli di stato dei Paesi in difficoltà.
Ricordiamo che 2/3 anni fa gli Stati Uniti, in piena crisi, intervennero fornendo liquidità agli istituti con l’auspicio che le stesse lo utilizzassero per fornire credito alle imprese.
Adesso, come allora, l’assenza di norme che regolino le modalità d’impiego delle somme ricevute rischia di portare agli stessi risultati.
Personalmente ritengo che le banche, consapevoli della drammatica situazione dei debiti sovrani, utilizzeranno quanto raccolto soprattutto per rimpolpare il core tier one, cercando quindi di rispettare le richieste di ricapitalizzazione indicate dall’EBA.
Tuttavia, avere banche con maggiore liquidità è ovviamente un fattore positivo e potrebbe (il condizionale è d’obbligo) aiutare i listini azionari nel breve termine.
Se però approfondiamo, la crisi è tutt’altro che risolta.
Recentemente Mario Draghi ha affermato che la BCE non acquisterà sul mercato secondario altri titoli di stato dei Paesi in difficoltà.
La BCE ha quindi scelto di soccorrere le banche sperando, come detto, che le stesse investiranno quanto ricevuto in titoli di stato.
Il problema è che se ciò non dovesse succedere e se non tornasse in modo duraturo la fiducia del mercato, i titoli di stato continuerebbero a deprezzarsi e di pari passo anche i bilanci dei loro creditori, primi fra tutti proprio gli istituti finanziari.
E ricordiamo che tra tre anni 523 istituti dell’Area Euro dovranno restituire alla BCE 489,9 miliardi di euro.
Riccardo Fracasso
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