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Il Ftse Mib  ha chiuso la seduta a 22.560 punti, registrando un -0,36%.

Il bilancio settimanale è pari ad un -1,97%.

Grafico:

 

FTSE MIB

Ad ogni modo, permane un trend positivo e l’assenza di segnali di stop/inversione.

La violazione dei minimi di Ottobre (20.021 punti) rappresenterebbe un segnale di stop per eventuali posizioni long in portafoglio.

La chiusura nei pressi dei minimi settimanali ne anticipa ulteriori nel corso della prossima.

La scorsa settimana:

“Difatti, non si può dar per certo che la rotazione settoriale a favore di energetici ed industriali italiani riesca, com’è riuscita nelle ultime settimane, a compensare l’eventuale prosecuzione della debolezza del settore finanziario il cui peso è determinante sulle sorti del nostro indice.”.

Nella settimana appena conclusa in cui è venuto meno anche il supporto di energetici ed industriali, nonostante le vendite sul settore bancario si siano prese una pausa (+0,32%), il Ftse Mib ha inevitabilmente ceduto terreno.

Ed ora spostiamo l’attenzione proprio sul settore bancario.

Con un articolo di circa un mese fa (‘Piazza Affari riscopre il problema banche’) evidenziai come il nuovo addendum della BCE in merito alla contabilizzazione degli NPL facesse riemergere il problema, mai completamente risolto, dei bilanci del settore bancario italiano.

Vicenda, questa, cui i media hanno dato e stanno tuttora dando poco risalto, evidentemente perché il listino principale (Ftse Mib), come scritto in precedenza, ha nascosto i problemi compensando il calo del settore bancario col rialzo del comparto energetico e di quello industriale.

Il calo del settore bancario iniziò circa una settimana prima dalla diffusione delle nuove linee guida della Banca Centrale Europee.

Tutto ciò porta a due considerazioni:

  • il fatto che il calo del settore bancario sia iniziato prima dell’annuncio della BCE potrebbe essere spiegato dalla vendita da parte di chi le notizie (almeno una parte) le intuisce/conosce anticipatamente;
  •  nell’eventualità in cui il Ftse Mib dovesse essere colpito da vendite vere, i media potrebbero iniziare a dar maggior importanza alle possibili conseguenze (potenzialmente molto forti: decise svalutazioni nei bilanci ed ingenti aumenti di capitale) legate alle nuove normative di contabilizzazione dei crediti inesigibili. A quel punto assisteremo ad un’accelerazione ribassista provocata dalle vendite del cosiddetto ‘parco buoi’. Il -40% subito dal Credito Valtellinese nelle tre sedute successive all’annuncio di un enorme aumento di capitale (proprio in risposta alle nuove regole) spiega il pericolo. Ora, non si vuol affermare che le condizioni di tutti gli istituti finanziari italiani siano necessariamente uguali a quelle del Credito Valtellinese, ma si ritiene lecito ipotizzare che l’eventuale attuazione delle nuove normative costringerà quasi tutte le banche, chi più chi meno, a correre ai ripari.

Ad ogni modo, giusto concludere precisando che al momento è ancora sul tavolo della BCE l’ipotesi di posticipare i termini per l’introduzione del nuovo addendum.

Riccardo Fracasso

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