Seduta di forti vendite per i listini azionari europei, le cui cause vanno ricercate principalmente dalle notizie provenienti dalla Grecia (-12,78% per la Borsa ellenica, record degli ultimi 27 anni).
In giornata il primo ministro Samaras ha comunicato la decisione di anticipare di due mesi le presidenziali, che si svolgeranno quindi nella seconda metà di dicembre (il primo round il 17).
La Costituzione greca stabilisce che, nel caso di sconfitta del candidato proposto dal governo, devono essere indette nuove elezioni politiche.
Nel caso di nuove elezioni politiche, i sondaggi vedono in sostanziale parità il partito popolare (attualmente al governo) e Syriza, partito di estrema sinistra anti-euro.
Si rafforza quindi il rischio che al comando vada un partito anti-euro, e la storia ci insegna come ogni notizia che alimenta lo scenario di una spaccatura dell’Area Euro sia alquanto sgradito ai mercati.
Le vendite del 2011 ne sono l’esempio più eclatante.
Tuttavia, è bene assegnare il giusto valore a tale rischio che, pur presentando potenzialità indubbiamente negative, potrebbe rivelarsi un falso allarme.
Se poi tale minaccia dovesse spingere Draghi ad anticipare l’attuazione di nuovi provvedimenti, la notizia potrebbe presentare un persino un contorno positivo.
D’altra parte, il presidente della BCE ha recentemente confessato di temere l’ascesa dei partiti anti-euro.
Riccardo Fracasso
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