Currently viewing the tag: "Credit Suisse"

In più occasioni s’è spiegato come il fortissimo rialzo che ha portato ai massimi del gennaio 2022 fosse spinto dagli acquisti automatici degli algoritmi (attivi solo in un trend rialzista) e da una politica monetaria espansiva, una leva finanziaria e buy back senza precedenti.

Venuti meno questi elementi di supporto, è invertito il trend delle borse.

Crollo in parte contenuto da un sentiment di mercato che non ha mai raggiunto livelli di timore come quelli che hanno caratterizzato la conclusione dei cali delle precedenti inversioni ribassiste.

La notizia del fallimento della Silicon Valley Bank è stata immediatamente seguita dal default di Signature e da interventi da parte della Banca Centrale Americana.

Pochi giorni dopo la notizia dei problemi di Credit Suisse ‘risolti’ dal recentissimo annuncio di acquisizione da parte di UBS.

L’aspetto positivo è che la crisi del 2008 ha portato all’imposizione di paletti di liquidità stringenti che hanno reso le banche più resistenti.

Al tempo stesso, va detto che le banche regionali come la SVB sono disciplinate da regole meno rigide che, se da una parte consentono più spazio negli impieghi e, potenzialmente, maggiori guadagni, dall’altra implicano più vulnerabilità.

Il 40% dei prestiti bancari è erogato dagli istituti regionali.

Il problema, a mio avviso, è più esteso e mi riferisco al sentiment, in senso generale.

Sentiment dei canali di finanziamento, dei consumatori, delle aziende, degli investitori, di tutti.

A inizio post s’è spiegato come il crollo dei mercati sia stato contenuto da un sentiment che, tutto sommato, non ha mai raggiunto livelli di panico.

Quanto sta succedendo implica una minor propensione al rischio nell’erogazione del credito da parte delle banche.

In queste situazioni si riduce notevolmente il credito speculativo, il che mette in difficoltà le attività meno affidabili.

L’altro canale di credito dell’economia è rappresentato dai mercati finanziari, tramite l’emissione di nuove obbligazioni, gli aumenti di capitale, le cartolarizzazioni, ecc., operazioni che risentono di un sentiment negativo da parte degli investitori (minor ricorso alla leva, disinvestimenti, ecc.).

In altre parole, il passaggio RISK ON => RISK OFF (propensione al rischio => avversione al rischio) si traduce, sia da parte del canale bancario che di quello finanziario, in stretta creditizia.

La stretta creditizia significa minori risorse sia per le aziende che per i privati, con inevitabili riflessi sull’occupazione e sui consumi.

Si inasprisce così la crisi, con ulteriori conseguenze sui canali di credito (banche e mercati).

Questo circolo vizioso termina quando il sentiment di tali canali torna positivo, con le banche che hanno raggiunto il livello di sicurezza di credito desiderato e i mercati prezzi che esprimono valore.

Riccardo Fracasso

Tagged with:
 
Set your Twitter account name in your settings to use the TwitterBar Section.