Mentre l’OCSE, riferendosi all’Italia ha parlato di una ‘dinamica di crescita’ (indice OCSE Italia da 101,6 a 101,7), ieri l’agenzia di rating Moody’s ha comunicato la propria previsione sul PIL reale dell’Italia del 2014: -0,1%.
Una doccia fredda se si considera la precedente stima di un +0,5%.
E se queste sono semplici previsioni che devono trovare conferma e che potrebbero rivelarsi errate, non lo sono le rilevazioni del PIL diffuse dall’ISTAT del primo e del secondo trimestre 2014, rispettivamente a -0,1% (vedi articolo: ‘PIL primo trimestre 2014 a -0,1%’) ed a -0,2%.
Nell’attesa di eventuali conferme e nella speranza di smentite della previsione di Moody’s, al momento va segnalato che il 2014 non sembra proprio essere l’anno della riscossa di cui molti parlavano.
Siamo a metà anno e c’è la possibilità, oltre che la speranza, che i dati del terzo e del quarto trimestre consentano di raggiungere un bilancio complessivo del 2014 positivo.
Tuttavia, alla luce delle prime rilevazioni appaiono eccessivamente ottimistiche le stime a +0,8% considerate nel DEF (Documento di Economia e Finanza).
A Luglio il premier Renzi ha persino alzato l’asticella, sostenendo che il PIL “aumenterà di un punto percentuale entro la fine dell’anno proprio puntando ad aumentare l’export”.
Il mercato azionario rappresenta un indicatore leading (anticipatore) del ciclo economico.
Ne consegue che l’imponente rialzo del Ftse Mib avviatosi nel Luglio 2012 suggerisce una ripresa della nostra economia.
Tuttavia, le preoccupazioni non mancano.
Il programma finanziario dell’Italia descritto dal DEF si base sulle stime indicate dal DEF stesso.
Pertanto, se il PIL si rivela nettamente inferiore al previsto, il rispetto degli impegni dell’Italia (come per esempio il rispetto del tetto del 3% del rapporto Deficit/PIL) richiede l’adozione di nuovi interventi (tagli di detrazioni, aumento di tasse, ecc.) o perlomeno la mancata attuazione delle misure espansive programmate (non è un caso che il governo recentemente ha fatto un passo indietro affermando di non essere in grado di garantire l’estensione del bonus degli 80 euro a pensionati e partite IVA).
Riccardo Fracasso
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