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Era giovedì della scorsa settimana quando Draghi a Lancester House di Londra dichiarava: “Siamo pronti a tutto per salvare l’euro.”.

Nel commentare l’affermazione di Draghi, s’erano avanzate diverse perplessità:

“…le sue parole sono state chiare, ma non bisogna scordare che al momento siano semplici parole.

Ed ancora:

In buona sostanza, il rischio è quello che Draghi abbia creato eccessive aspettative, che se dovessero esser disattese ci riporterebbero nel sentiero ribassista che stavamo percorrendo, etichettando la salita in corso come semplice rimbalzo.”

Si spiegava poi il motivo di questo scetticismo:

“Non basterà certamente un taglio dei tassi della Bce per accontentare i mercati; servirà molto di più, e non penso che le autorità siano già pronte a questo visto e considerato che le ultime misure furono prese non più tardi di fine giugno quando si svolse l’ultimo vertice UE.”.

E si concludeva con una previsione:

“…l’analisi tecnica ci dice che è probabile che l’attuale rialzo nel corso della prossima settimana ci porti ancora più in alto dai livelli attuali, ma è bene sapere che alle parole di Draghi dovranno seguire fatti concreti, e quest’ultimi dovranno esser rilevanti, altrimenti avremo investitori delusi…ed un investitore deluso vende.”.

E di investitori delusi ieri ce ne sono stati parecchi, basti pensare che il nostro listino, dopo la nuova dichiarazione di Draghi, è passato da un +2,93% ad un -4,64%.

Come s’era sottolineato, le aspettative erano eccessive ed era facile disattenderle.

Era abbastanza prevedibile che Draghi non annunciasse qualcosa di particolarmente rilevante, considerata, ripeto, la ravvicinanza dell’ultimo vertice UE (fine giugno); impensabile che in così poco tempo si potesse decidere qualcos’altro.

Ieri, tra l’altro, Draghi ha detto:

  1. “sono i governi che devono attivare Efsf/Esm” – questo già si sapeva e nulla aggiunge di nuovo;
  2.  “potremmo attivare misure non convenzionali” ma allo stesso tempo ha specificando che “la Bce può intervenire sui mercati rispettando mandato” ;
  3. “discusso nuovo taglio tassi ma non è il momento”.
  4. “fra le opzioni allo studio della Bce, accanto agli interventi sui mercati dei titoli di stato, c’è la possibilità di riprendere i maxiprestiti”;
  5. “le mie frasi di Londra della settimana scorsa sono state fraintese dai mercati” ma dopo appena 20 minuti si contraddiva dicendo che “gli osservatori non hanno frainteso”

In buona sostanza, non è stato deciso nulla di concreto, nemmeno un piccolo taglio dei tassi (non che questo avrebbe evitato la delusione dei mercati).

Si sfiora il ridicolo con le dichiarazioni del punto 5, anche perchè le parole di Londra di Draghi erano state estremamente chiare (quindi impossibile malinterpretarle), ma evidentemente fondate sul nulla, o forse sull’assurda speranza che in una sola settimana si riuscisse a convincere Germania, Finlandia e Paesi Bassi ad accettare nuove misure molto importanti.

Insomma, abbiamo un Mario Draghi che assomiglia sempre più al collega Bernanke…tante dichiarazioni (e pochi fatti concreti) per cercare di rasserenare i mercati ma che finiscono per generare sfiducia tra gli investitori.

Tra i vari punti dell’elenco, positiva l’apertura a nuovi maxi-prestiti LTRO (punto 4) ma per ora sono pur sempre semplici parole.

Personalmente ritengo che entro qualche mese qualcosa si farà, ma sarà necessario continuare a vedere del panico prima di convincere anche i Paesi più solidi a smuoversi dalle loro rigide posizioni.

Sarà comunque bene ascoltare anche ciò che ci dice l’analisi tecnica (a volte si sale senza alcun motivo), e questo lo faremo a mercati chiusi.

Riccardo Fracasso

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