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Partiamo subito col grafico dello S&P 500:

S&P 500 – Grafico nr. 1

L’indice americano ha chiuso la seduta a 1.414 punti, registrando un -0,94%.

Il bilancio settimanale è invece pari ad un +0,16%.

Ora andiamo a valutare la qualità di questo +0,16% attraverso l’andamento settimanale dello S&P 500 (le prime due giornate Wall Strett chiusa a causa dell’uragano Sandy):

S&P 500 – Grafico nr. 2

La settimana scorsa si scriveva:

“Personalmente ritengo possibile, forse probabile, un rimbalzo ma non darei grande affidamento allo stesso.”.

Dal grafico è possibile notare come effettivamente lo S&P 500 abbia rimbalzato per poi mangiarsi, nell’ultima seduta, quasi interamente quanto guadagnato.

Ciò evidentemente non rappresenta un buon segnale poichè la fase finale di un periodo è quella più importante.

Ultime sedute:

S&P 500 – Grafico nr. 3

La differenza dalla scorsa settimana è data dall’inversione al rialzo del trend di breve, mentre quello di medio e di lungo restano saldamente impostati al ribasso.

Sempre da questo grafico è possibile osservare come l’ultima seduta sia terminata nei pressi dei minimi, il che ne rende probabili ulteriori nella giornata di lunedì.

Ora andiamo ad inquadrare il canale rialzista del grafico nr. 1 in un contesto grafico con un maggiore orizzonte temporale:

S&P 500 -Grafico nr. 4

Come possiamo notare il canale in questione si trova all’interno di un canale più ampio; ad oggi, lo S&P 500, nonostante il recente ripiegamento, si muove tuttora dentro quest’ultimo.

Dal minimo di ottobre 2011 (1.074) al massimo di settembre di quest’anno (1.474) il listino americano è salito di ben 400 punti, che equivalgono ad un +37% !

Esistono diversi elementi (non ultimo il MACD settimanale che si conferma impostato al ribasso) che suggeriscono che il ritracciamento non sia esaurito e, poichè la correzione si riferisce ad un rialzo che, come abbiamo notato, è notevole, potrebbe rivelarsi consistente, pur non assumendo i contorni dell’inversione.

In buona sostanza, ad oggi gli elementi tecnici ci consigliano di continuare guardare verso il basso e soprattutto ci sconsigliano ingressi long su questi valori.

Tuttavia, soprattutto nell’ultimo anno abbiamo più volte avuto modo di vedere che la volontà delle mani forti ha più volte spazzato al vento ogni considerazione tecnica, anche le più accurate.

Non credo succederà a breve (salvo eventi particolarmente negativi), ma arriverà comunque il momento in cui il panico sarà tale che neppure le mani forti saranno in grado di controllare i listini.

Martedì (6 Novembre) si terranno le elezioni negli Stati Uniti tra il candidato ed attuale presidente democratico Barak Obama e lo sfidante repubblicano Mitt Romney.

I sondaggi descrivono una situazione di forte incertezza e già questo non è un buon segnale perchè sta a testimoniare che chiunque  vincerà probabilmente non godrà di una larga maggioranza.

Tra gli esperti c’è chi sostiene che i mercati potrebbero apprezzare maggiormente l’elezione di Obama perchè garantirebbe la permanenza alla Federal Reserve di Bernanke, molto incline alle operazioni di QE, tanto amate dagli investitori.

Però, c’è anche chi afferma il contrario, poichè Romney più di Obama aiuterebbe i ricchi, ceto più vicino alla realtà finanziaria.

L’unica cosa certa è che il vincitore dovrà subito affrontare una bella gatta da pelare: il fiscal clif.

Il fiscal clif è il contestuale aumento delle tasse (provocato dallo scadere a fine anno di ingenti sgravi fiscali) ed il taglio della spesa (necessario per ridurre il debito), binomio che rappresenta un vento contrario per l’economia.

Tale decisione potrebbe essere posticipata (quindi gli sgravi fiscali in essere prorogati e gli aumenti delle tasse rinviati) ma ciò potrebbe avere conseguenze negative sui rating.

Come si può capire, la coperta è corta anche negli Stati Uniti e sarà così fino a quando continueranno ad usare nel modo sbagliato il denaro che emettono; giusto creare nuova liquidità ma sbagliato riversarla alle banche perchè le stesse hanno dimostrato di usarlo per i propri interessi di breve termine e non per incrementare i finanziamenti a favore di famiglie ed imprese.

La nuova liquidità, come più volte detto, va usata per ridurre le tasse, creare posti di lavoro, migliorare i servizi e creare infrastrutture, come ho ampiamente approfondito nell’ebook della MMT.

Riccardo Fracasso

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