Lunedì il VIX ha registrato un picco insolito (65%), negli ultimi 35 anni inferiore solo ai massimi registrati nel 2020 e nel 2008.
Insolito, inoltre, perché a esso non ha corrisposto un altrettanto evidente calo della borsa americana.
Nelle sedute successive il VIX si è notevolmente sgonfiato chiudendo la settimana al 20%.
Si tratta comunque di livelli superiori a quelli di una decina di giorni fa, ma entro la media storica (20-25), quindi la normalità.
Bene attendere conferme (VIX stabilmente sopra il 25%)., ma tra le varie ipotesi già ora è lecito considerare quella secondo cui l’impennata del VIX e del VSTOXX della scorsa settimana abbia registrato l’ingresso dei mercati in una fase più volatile che dovrebbe durare almeno qualche settimana.
L’ulteriore persistere di tale fase dipenderà anche dalla tenuta o meno di importanti supporti.
Può tornare utile ricordare la statistica secondo cui nel dopoguerra in ben 9 delle 10 volte in cui il trimestre preelettorale (agosto-settembre-ottobre) la borsa è scesa, le elezioni sono state vinte dallo sfidante.
Conseguentemente, quanto più in questi mesi dovesse rafforzarsi lo scenario che vede lo sfidante (Trump) vincitore, tanto più saranno probabili turbolenze sui mercati.
Altra chiave di lettura: quanto più la borsa americana dovesse scendere, tanto più sarà probabile l’elezione di Trump.
Riccardo Fracasso
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