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Lo S&P 500  ha chiuso la seduta a 2.599 punti, registrando un -1,91%.

Il bilancio settimanale è pari ad un -1,26%.

La chiusura nei pressi dei minimi settimanali e le vendite concentrate nella seduta di venerdì anticipano nuovi affondi.

La scorsa settimana:

“Giusto comunque chiarire come, attualmente, il divario tra le due medie (Ndr: 50 e 200 giorni) è troppo esiguo per annunciare con certezza l’incrocio della morte ed escludere la possibilità di un momentaneo sforamento.

Tuttavia, l’indiscutibile incrocio della morte presente sul grafico del Nasdaq rafforza l’ipotesi che anche sullo S&P 500 si stia consumando il medesimo scenario.”

Grafico:

S&P 500

A distanza di una settimana l’incrocio è ben più visibile e può quindi essere ufficializzato.

Ciò conferma un’impostazione ribassista che, al di là di eventuali rimbalzi, probabilmente porterà, nel corso del 2019, a minimi significativamente più profondi rispetto a quelli visti finora.

Il rialzo avviatosi nel 2009 non è privo di incroci della morte che hanno anticipato temporanee correzioni che, una volta esaurite, hanno lasciato spazio a nuovi top.

Tuttavia, il contesto attuale, nel suo insieme, rafforza lo scenario di un’inversione ribassista vera e propria.

A tal fine appare interessante osservare lo sviluppo delle precedenti  inversioni:

S&P 500 – Inversione 2000
S&P 500 – Inversione 2007

Dall’analisi dei due grafici emerge una chiara sequenza:

  1. fase distributiva di qualche trimestre;
  2. discesa dell’indice al di sotto della media mobile a 200 giorni;
  3. incrocio della morte;
  4. calo, seppur non privo di rimbalzi, molto ripido;
  5. bottom di lungo termine;
  6. incrocio d’oro.

Ipotizzando lo scenario inversivo, ci troviamo al punto 3.

Da massimo a minimo dei due crolli sono intercorsi 2 anni e 7 mesi (2000-2002) e 1 anno e 5 mesi (2007-2009).

Ipotizzando, in via puramente teorica, il ripetersi di quanto successo in passato, il prossimo bottom non cadrà prima dell’inizio del 2020.

Si osservi inoltre come nel corso dei cali non vi sia stato alcun incrocio d’oro, se non quello che ne sancisce l’avvio del nuovo trend rialzista. 

Pertanto, nel caso in cui effettivamente stessimo assistendo ad un’inversione ribassista (ipotesi sempre più probabile), e ammesso e non concesso il ripetersi degli sviluppi passati, concludiamo che:

  • il 2019 sarà un anno tendenzialmente ribassista per la borsa americana (e presumibilmente per l’equity in generale);
  • un possibile segnale di reingresso sui mercati potrebbe essere rappresentato dal prossimo incrocio d’oro, a livelli comunque superiori rispetto al bottom.

Riccardo Fracasso

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