Nella mattinata la notizia che Moody’s declassa l’Italia di ben due gradini portando il giudizio nei nostri confronti a Baa2.
Motivazione:
“L’outlook economico a breve termine dell’Italia, come evidente sia dalla crescita più debole sia dalla disoccupazione più alta, cosa che crea un rischio di fallimento nel raggiungimento dei target fiscali. L’incapacità di raggiungere target fiscali potrebbe a sua volta indebolire ulteriormente la fiducia del mercato, alzando il rischio di un improvviso stop del finanziamento sul mercato”.
Ora la situazione dei rating dell’Italia si presenta così:
Come potete osservare, ora, nella scala di Moody’s, ci ritroviamo a soli due passi dalla classe speculative grade detta anche junk bond (obbligazioni spazzatura).
E’ estremamente importante la distinzione tra investment grade e speculative grade perchè la maggior parte dei fondi ha l’obbligo, indicato da prospetto, di investire solo in obbligazioni investmente grade (giudizio di almeno 2 agenzie di rating su 3).
Per cui, un eventuale declassamento da un giudizio investment grade ad uno speculative grade può innescare forti vendite da parte dei fondi.
I titoli di stato italiani, seppur dopo i recenti tagli, sono tuttora considerati ‘investment grade’.
Ovvio che se i declassamenti dovessero proseguire e farci scivolare all’interno dell’area rossa (speculative grade), per i motivi spiegati i rendimenti subirebbero un’impennata.
E, l’outlook negativo con cui Moody’s ha accompagnato il declassamento odierno non ci aiuta ad essere ottimisti per il futuro.
Esiste inoltre una quota rilevante di operatori con regole più stringenti; in particolare, alcuni gestori non detengono nel proprio portafoglio titoli il cui rating sia privo di ‘A’.
Riccardo Fracasso
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