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Il leverage o rapporto di indebitamento è un indice utilizzato in ambito finanziario per misurare la proporzione fra il capitale proprio e quello di terzi delle risorse utilizzate per finanziare gli impieghi.
Per verificare che ci sia un corretto rapporto nell’ambito delle fonti di finanziamento, si ricorre al “calcolo del leverage” secondo la seguente formula:





Esempio di una banca:
 
·           Patrimonio (titoli di Stato, obbligazioni societarie e azioni) per un valore di 100
·           Passivo, un debito (sue obbligazioni, depositi della clientela e di altre banche) di 90 
·           Capitale proprio pari a 100–90=10
·           Leva 100/10=10.
 
Un eventuale riduzione del Patrimonio della banca causa un aumento della leva e viceversa; più il rapporto d’indebitamento è alto e più l’impresa sarà considerata rischiosa e di conseguenza diventerà più costoso raccogliere denaro dal mercato.
 
In linea generale:
 
·         se il leverage assume valore pari a 1 significa che l’azienda non ha fatto ricorso a capitale di terzi (non ha debiti);
·         se il leverage assume valori compresi fra 1 e 2 significa che il capitale proprio è maggiore del capitale di terzi;
·         se il leverage assume valori superiori a 2 significa che il capitale di terzi è maggiore del capitale proprio.
 
Non esiste una ricetta magica per valutare in senso assoluto la salute di un’azienda in base al suo rapporto d’indebitamento, ma si può genericamente affermare che, in media, se il rapporto assume valori compresi fra 1 e 2 l’impresa è in uno stato di corretto equilibrio nell’ambito delle fonti di finanziamento, mentre se il rapporto assume valori superiori a 2 l’impresa è da considerarsi sottocapitalizzata (capitale proprio insufficiente), per cui occorre effettuare un processo di ricapitalizzazione (aumento del capitale di rischio, cioè emissione di azioni).
 
 
 
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