Asset finanziari: facciamo il punto
Ritengo utile passare in rassegna le diverse asset class del mondo finanziario:
LIQUIDITA’
La politica a tassi zero (o quasi) degli ultimi anni attuata dalle Banche Centrali ha progressivamente ridotto (in alcuni casi azzerato) i rendimenti del mercato monetario, rendendo tale asset assai poco attraente.
OBBLIGAZIONARIO
Le enormi immissioni di nuova liquidità emessi da diverse Banche Centrali (in primis dalla FED) ha innalzato i prezzi delle obbligazioni facendone crollare i rendimenti (in molti casi rendimenti reali negativi) e creando una bolla di dimensioni notevoli.
AZIONARIO
La perdita di valore dei primi due asset (quindi mancanza di alternative convenienti) ed una politica monetaria estremamente espansiva e ad una ritrovata propensione al rischio (bassa volatilità ed alta leva finanziaria) hanno favorito e tuttora favoriscono la salita dei mercati azionari.
Pur permanendo un contesto favorevole al mercato azionario, non va scordato che i listini USA sono in bolla (in rialzo da oltre 4 anni) e le minacce per tutti i listini non mancano (leva finanziaria altissima, exit strategy, indicatori economici Area Euro complessivamente negativi, ecc.).
Nel caso in cui dovessero sopraggiungere peggioramenti da parte del mercato immobiliare USA (ottimi indicatore anticipatore del mercato azionario), sarà bene tirare i remi in barca (non è poi da escludere si debba farlo prima).
MATERIE PRIME
Per quanto riguarda le materie prime, solitamente si muovono in direzione opposta al mercato obbligazionario e salgono in un contesto inflattivo; ad oggi, nonostante i fiumi di nuova liquidità emessa, non sono previsti rialzi significativi dell’inflazione, ma perlomeno questo asset, al contrario dei precedenti, almeno non risulta sopravvalutato. Non va ad ogni modo sottovalutata l’ipotesi di uno scenario deflattivo, che vedrebbe comunque scendere ulteriormente le materie prime (a favore del mercato obbligazionario).
All’interno delle materie prime, un ragionamento a parte merita l’oro.
L’oro è una materia prima molto diversa dalle altre; infatti, il suo valore può salire sia nei contesti inflattivi (favorevoli alle materie prime) che in quelli deflattivi (sfavorevoli alle materie prime).
L’oro è considerato un bene rifugio.
I violenti movimenti rialzisti dell’oro sono solitamente anticipati dapprima dall’inversione ribassista del mercato obbligazionario ed in seguito dalla percezione da parte del mercato di un rischio sistemico.
In linea generale, più aumentano le tensioni e più aumenta il flusso di denaro verso oro.
Non è un caso che l’imponente rialzo dell’oro avviatosi nell’ottobre 2008 e che durò per quasi 3 anni, fu preceduto di appena un mese dalla bancarotta della Lehman Brother e ancor prima dall’inversione ribassista dei mercati obbligazionari.
Portando l’attenzione all’attualità, possiamo dire che v’è stata l’inversione del mercato obbligazionario, mentre non abbiamo ancora assistito a quell’evento negativo in grado di creare panico e necessità di rifugio.
Dal punto di vista prettamente tecnico al momento l’impostazione rimane negativa e lo rimarrà fino a quando non avremo un minimo crescente o quantomeno un doppio minimo.
Nel frattempo l’oro ha toccato un minimo a 1.180 dollari, e se a ciò s’aggiunge che i costi per l’estrazione sono tra i 1.000-1.200 dollari, è facile capire come alla base del crollo dei titoli auriferi v’è il quasi azzeramento dei margini di guadagno.
Le quotazioni dei titoli auriferi, pertanto, già ora scontano scenari estremamente negativi.
Cali dell’oro al di sotto dei costi estrazione andrebbero letti come eccessi destinati a rientrare.
CONCLUSIONI
Il mercato monetario e quello obbligazionario, a causa di rendimenti molto bassi, non sono attraenti.
Tra i due mercati quello più rischioso è senza dubbio il secondo, essendo molto più sensibile ai tassi.
In buona sostanza, sia sul mercato monetario che in quello obbligazionario, c’è ben poco valore.
Ad ogni modo, fondi di qualità che riducono la duration e sappiano individuare le giuste valute su cui puntare, dovrebbero ugualmente essere in grado di generare perforamance.
L’attuale impostazione del mercato azionario, anche per la poca convenienza dei precedenti due asset, è positiva, ma non mancano le minacce in grado di causare un dannoso passaggio da un contesto Risk on ad uno Risk off.
Al momento, a mio avviso, tale asset è da mantenere solo fissando rigidi trailing stop.
Il valore si potrebbe trovare sui mercati azionari rimasti molto più indietro (tipo il nostro), ma l’esser saliti così poco nonostante un contesto favorevole è segno che qualcosa non va e che i rischi annessi ad un eventuale investimento restano elevati.
Per quanto riguarda le materie prime, difficile individuare un punto di svolta, ma perlomeno tale asset non è assolutamente in bolla (come il mercato obbligazionario o il mercato azionario USA).
L’oro negli ultimi anni è crollato e ancor più i titoli auriferi; graficamente manca ancora un segnale di inversione su un’impostazione che è tuttora ribassista e c’è quindi il rischio che i minimi di fine giugno possano essere ritoccati, ma accumulare oro o ancor più i titoli auriferi su questi valori, considerando che le quotazioni del metallo prezioso sono poco sopra i costi d’estrazione (secondo alcune fonti tra i 1.000 e i 1.200 dollari) e consapevoli che futuri eventi negativi in grado di creare panico siano ipotesi credibile, è a mio parere corretto finanziariamente.
Un approccio più prudente ma comunque corretto, prevede invece l’attesa di un segnale tecnico di inversione.
Riccardo Fracasso
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