Mercoledì, come da attese, abbiamo assistito alla terza riunione consecutiva in cui la FED ha mantenuto i tassi invariati al 5,25-5,5%.
Powell, pur precisando che sono “pronti a un ulteriore inasprimento se necessario”, si è sbilanciato affermando che la Banca Centrale americana “è convinta che i tassi d’interesse siano al massimo o vicino al massimo per questo ciclo”.
Si rafforza quindi lo scenario ormai da tempo ipotizzato in questo blog: col rialzo di luglio è stato raggiunto il pivot (picco dei tassi).
Dal comunicato della FED salgono le aspettative di tagli per il 2024: 0,75% (a settembre erano allo 0,5%).
Il Fed Watch (strumento che elabora i prezzi dei future), invece, prevede per il prossimo anno tagli complessivi addirittura di un 1,5%.
Sempre il Fed Watch prevede il primo intervento espansivo per marzo, coerentemente con la statistica storica che ci indica ‘pause monetarie’ post pivot tra gli 8 e i 14 mesi.
Le affermazioni della FED avvicinano quantomeno un raffreddamento economico che giustifica l’entusiasmo del mercato obbligazionario ma non di quello azionario.
I precedenti storici, esaminati a inizio novembre, ne sono una prova.
Riccardo Fracasso
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