Apriamo questa analisi con una comunicazione di servizio:
In queste settimane, a seguito del forte aumento dei prezzi deciso da un’azienda fornitrice dei dati, diverse piattaforme stanno via via rimuovendo dal proprio sistema svariati grafici Ftse (tra cui anche quello del Ftse Mib e del Ftse Italia Banche).
Tra queste piattaforme anche Prorealtime, il che rappresenta evidentemente un problema per le nostre analisi sulla borsa italiana.
Oggi porremo una toppa avvalendoci di un’altra piattaforma che, pur essendo a mio avviso meno fruibile e ricca di utili funzionalità, al momento pubblica tutti i grafici.
Dal prossimo weekend valuterò se continuare ad utilizzare tale piattaforma, se sospendere temporaneamente le analisi sul nostro indice o se esaminare direttamente il future.
Resta la speranza che il fornitore reintroduca il precedente tariffario, consentendo alle varie piattaforme di ripristinare il servizio completo.
Il Ftse Mib ha chiuso la seduta a 22.289 punti, registrando un -0,49%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -2,48%.
Grafico:
Il nostro indice si mantiene all’interno del range che vede come supporto la media mobile a 200 giorni e come resistenza statica l’area intorno a 22.860 punti.
L’eventuale rottura convinta di uno tra questi due livelli fornirebbe una direzionalità al Ftse Mib.
Si osservi dal grafico come attualmente il nostro indice si trovi praticamente a contatto con la media mobile a 200 giorni, la cui rottura è ipotesi piuttosto credibile alla luce dell’andamento della borsa americana (che sappiamo avere grande incidenza sulle altre).
Nel caso, l’ultimo baluardo sarebbe rappresentato dall’area di supporto 21.450-21.600 punti, perforato il quale potrebbe aprirsi un baratro.
Concludiamo passando dall’aspetto grafico al tema protezionista.
Se da una parte attualmente la guerra commerciale non interessa direttamente l’Europa, dall’altra è bene fare due considerazioni:
- I dazi all’Unione Europea, come ad altri Paesi, al momento sono semplicemente sospesi fino al primo di Maggio, e non v’è certezza saranno prorogati;
- indipendentemente dal punto precedente, la guerra commerciale è sfavorevole sia per l’economia americana che per quella cinese, con inevitabili forti ripercussioni su quella degli altri Paesi (anche non direttamente colpiti dai dazi); difatti, è utopistico pensare che una eventuale crisi delle due economie più importanti al mondo non incida sulle altre, a maggior ragione su quelle dell’Area Euro, storicamente e prevalentemente trainate dalle esportazioni.
Di seguito un grafico che mette in evidenza i bilanci commerciali (tutti in deficit) degli Stati Uniti (economia prevalentemente importatrice) rispetto agli altri Paesi.
Ribadisco come sia impensabile sperare che un’eventuale rallentamento economico americano (peraltro esteso a quella cinese) non incida anche sugli altri Stati che, anzi, appaiono i più vulnerabili.
Riccardo Fracasso
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