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Di seguito, elaborata dal Fondo Monetario Internazionale, la mappa del mondo colorata in base al PIL reale (aprile 2021):

Questo grafico, invece, rappresenta il PIL reale dal 1980 al 2026 delle economie avanzate, di quelle in via di sviluppo/emergenti e dell’Italia:

La parte tratteggiata delle linee rappresenta le previsioni del FMI per i prossimi 5 anni.

Un dato in calo non significa necessariamente recessione ma anche ‘semplice’ rallentamento.

Inoltre, è normale che i dati futuri siano meno forti rispetto a quelli attuali essendo quest’ultimi favoriti dal confronto col PIL del 2020, il peggior anno dal dopo guerra.

Quel che impressiona, invece, è la tendenza negativa del ritmo di crescita per tutti i prossimi 5 anni (particolarmente marcata nel 2023).

La preoccupazione cresce se si considera che spesso le previsioni economiche degli organi istituzionali sono ottimistiche (seppur più realistiche di quelle di banche d’affari e gestori che, specie in questo periodo, hanno interesse nel sostenere un sentiment positivo).

Personalmente non nutro grande fiducia nell’attendibilità delle previsioni delle istituzioni, ma queste possono perlomeno offrirci degli spunti interessanti sulle tendenze generali.

Ritengo che il FMI in queste elaborazioni abbia previsto per i prossimi anni imponenti piani di riduzione del debito che, evidentemente, avrebbero un deciso impatto sulla crescita (a mio avviso, come ogni ciclo economico, anche l’attuale si chiuderà con una recessione, attualmente non imminente).

Il rallentamento sensibilmente più marcato per le economie avanzate è l’ulteriore dimostrazione che col passare degli anni le politiche sempre più espansive dei Paesi occidentali sono più finalizzate a contenere le crisi che a favorire la crescita.

Le previsioni della stessa Italia, la massima beneficiaria del Recovery Fund, sono inferiori a quelle della media dei Paesi sviluppati:

Le proiezioni ci suggeriscono quindi, verso la fine dell’attuale ciclo economico (quando sul mercato azionario sarà stata fatta pulizia degli eccessi), una preferenza per i mercati in via di sviluppo/emergenti, dove spiccano Paesi come la Cina e soprattutto l’India:

Ovviamente quanto pubblicato rappresenta solo uno degli elementi da considerare all’interno di un quadro più ampio da valutare per la costruzione di un portafoglio.

Riccardo Fracasso

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