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Apriamo una parentesi didattica prima di addentrarci nell’analisi dello S&P 500.

I grafici più comuni (e che solitamente uso) sono quelli su base lineare, che considerano le variazioni assolute dei prezzi, che fanno corrispondere a variazioni uguali segmenti uguali.

Pertanto,  ipotizzando un rialzo da 100 a 1.100 punti, il grafico lineare assegna lo stesso peso ai 100 punti che vanno da 100 a 200 (rialzo del 100%) ed a quelli che vanno da 1.000 a 1.100 (rialzo del 10%) pur trattandosi di variazioni percentuali completamente diverse.

Tale problema è assai rilevante nel caso di escursioni particolarmente estese, poiché il grafico risulta vistosamente deformato.

La scala semi-logartmica, invece, pone la sua attenzione sulle variazioni percentuali, assegnando quindi lo stesso peso a variazioni percentuali uguali e non a variazioni assolute uguali, restituendo un senso al grafico.

Tra gli esperti c’è chi suggerisce di passare dalla scala lineare a quella semi-logaritmica quando si superano i 10 anni (partendo dal presupposto che solitamente è nei lunghi periodi che si sviluppano movimenti tali da deformare il grafico), ma non esiste una regola fissa per stabilire quando passare dal grafico lineare a quello semi-logaritmico.

Inoltre, nulla esclude che anche in periodi ben inferiori ai 10 anni possano manifestarsi movimenti esponenziali.

Prendiamo come esempio pratico l’importante rialzo dello S&P 500 degli ultimi anni, partendo dalla scala lineare:

Grafico nr. 1 - S&P 500 - Base mensile - scala lineare

Grafico nr. 1 – S&P 500 – Base mensile – scala lineare

Ora passiamo alla scala logaritmica:

Grafico nr. 2 - S&P 500 - Base mensile - scala semi-logaritmica

Grafico nr. 2 – S&P 500 – Base mensile – scala semi-logaritmica

Tabella riepilogativa:

S&P 500 - Confronto scala lineare e semi-logaritmica

S&P 500 – Confronto scala lineare e semi-logaritmica

Si osservi come, mentre nel primo grafico sia stato necessario tracciare una seconda trendline rialzista, nel secondo l’intero movimento regge su un’unica retta poiché i minimi crescenti risultano allineati.

Parlare di deformazione nel primo grafico è forse eccessivo.

Ad ogni modo, in questa circostanza, prenderei in maggior considerazione il grafico su base semi-logartmica pur continuando a tener sul tavolo di lavoro anche quello su scala lineare (anche solo per il motivo che ci consente di monitorare la forma parabolica assunta dal rialzo).

L’eventuale rottura della trendline evidenziata nel secondo grafico (che attualmente transita a 1.860 punti) e successivamente dell’ultimo minimo relativo (1.820) rappresenterebbero segnali alquanto negativi.

La tendenza dello S&P 500, pur con tutti gli eccessi ampiamente approfonditi col Check Up, rimane indiscutibilmente positiva.

Riccardo Fracasso

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