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Gli investitori tradizionali  acquistano o vendono un titolo in funzione delle sue reali potenzialità.
La speculazione, al contrario, in un primo momento alimenta una tendenza contraria ai valori dell’azione, originando un disallineamento dai fondamentali; in una seconda fase, quando oramai tra la maggior parte degli operatori  s’è diffusa la consapevolezza che quella tendenza sia corretta, la inverte cercando in seguito di farla proseguire ben oltre il dovuto e creando un nuovo scostamento.
 
Essa è composta da banche d’affari, hedge funds ed in piccola parte da piccoli investitori; influenza il mercato agendo principalmente in prossimità di quelle soglie di prezzo più importanti (supporti e le resistenze).
Gli attori  principali della speculazione, pur disponendo di grandi risorse, non hanno la forza di agire su tanti fronti, per cui, quando agiscono, lo fanno insieme, puntando una o poche prede e poi sferrando il primo colpo.
 
Si parla tanto delle difficoltà dei Paesi dell’Unione Europea per cui cercheremo di capire quale povero Stato è stato adocchiato dalla speculazione.
Privilegiando la sintesi, si sono presi in esame gli indici principali di tre Paesi PIIGS (Spagna, Portogallo e la nostra Italia) e di due Stati (Germania e Francia) che economicamente vivono una situazione buona, considerato il contesto globale.
Lo sfondo delle caselle contenenti le performances migliori è stato colorato di verde,viceversa quello dei riquadri che ospitano i risultati peggiori è stato riempito di rosso.
Ho iniziato raccogliendo le ultime rilevazioni giornaliere (8-luglio) per poi via via allargare l’analisi fino ad arrivare al quelle  da inizio 2° trimestre.
 
 
Una prima considerazione è più che altro una conferma a qualcosa che penso tutti già sapevamo: l’indice tedesco (Dax) ha generato i migliori risultati secondo tutte e quattro le rilevazioni raccolte.
 
Il secondo dato che emerge, invece, vista la presenza nel campione anche di Spagna e Portagallo, può risultare ad alcuni una sorpresa, ad altri la conferma di qualcosa della quale non s’aveva certezza: l’indice peggiore, in base a tutte le rilevazioni, è proprio il nostro (FTSE MIB).
Andiamo peggio persino del Portogallo al quale il 5 luglio Moody’s ha declassato il rating di ben 4 gradini, portando il proprio giudizio in area junk (spazzatura), ben al di sotto del nostro, al quale l’agenzia S&P;, il 21 maggio, s’è limitata a modificare l’outlook da stabile a negativo.
E’ evidente che l’attuale preda della speculazione è proprio il nostro povero Paese.
 
Un ulteriore dato significativo: dal 1° aprile mentre il il Dax ha prodotto un +6,11%, il nostro indice ha realizzato una performance pari a  -12,32%!
 
Sia ben chiaro che, però, non voglio né affermare che l’attuale tendenza ribassista sia sbagliata né che i prezzi attuali siano sottovalutati; tutt’altro, semplicemente la speculazione dopo qualche anno in cui ha cercato di mantenere a galla i mercati occidentali a dispetto di fondamentali molto fragili, da un pò di tempo ha deciso di permettere a più riprese ai paesi più deboli di seguire la strada giusta, e nelle ultime settimane l’attenzione per l’Italia s’è fatta particolarmente alta.
Quando verrà  il turno dei Paesi occidentali che più si sono distinti in questo periodo (Germania e Stati Uniti), la situazione potrà dirsi definitivamente compromessa.  
 
Riccardo Fracasso
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