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Il 7 agosto, all’interno dell’articolo ‘Asset finanziari: facciamo il punto’, del quale vi consiglio rilettura, si fornirono, tra l’altro, delle nozioni didattiche legate all’oro.

Vi riporto il seguente passaggio:

“I violenti movimenti rialzisti dell’oro sono solitamente anticipati dapprima dall’inversione ribassista del mercato obbligazionario ed in seguito dalla percezione da parte del mercato di un rischio sistemico.”.

Alla base di tale comportamento sussistono valide motivazioni.

L’oro storicamente è sempre stato guardato con diffidenza da una parte degli esperti finanziari che si chiedono: ‘perché acquistare un asset che non offre cedole (obbligazioni) e dividendi (azioni)?’.

Tale carenza, però, si ridimensiona notevolmente quando il mercato monetario/obbligazionario offre rendimenti reali negativi.

Ed ecco allora che, quando la maggior parte del mercato monetario/obbligazionario offre rendimenti reali negativi, siamo in presenza del primo presupposto necessario per l’avvio di un forte rialzo dell’oro.

Non solo è necessario che la maggior parte dei rendimenti reali siano negativi ma anche che il mercato obbligazionario abbia invertito al ribasso, evento avviatosi ad inizio maggio e che esprime un sentiment sicuramente sfavorevole a tale asset.

Il 18 Giugno Bernanke definì “probabile una riduzione degli stimoli a fine anno” aggiungendo peraltro che probabilmente la Fed li “interromperà a metà del 2014”.

Ovviamente, il venir meno degli stimoli economici ha aumentato l’avversione al rischio da parte degli investitori e la percezione di un rischio sistemico che, come detto, favorisce l’oro.

Non fu un caso, quindi, che a distanza di una sola decina di giorni (il 28 giugno), l’oro, dopo aver raggiunto un minimo a 1.180 dollari, peraltro indicato con largo anticipo (‘Oro: ipotesi tazza’ del 4 Giugno), schizzò verso l’alto.

Tuttavia, alle successive riunioni della Fed, la Banca Centrale USA non tagliò la quantità di dollari emessi  (85 MLD), disattendendo il mercato e riducendone le tensioni.

E si sa che i flussi si dirigono verso l’oro quanto più le tensioni aumentano.

Ma allora, se si considera che l’oro è un bene rifugio, perché acquistarlo se non c’è qualcosa da cui è realmente necessario rifugiarsi?

Tanto più dopo che la Federal Reserve non ha dato immediato seguito alle intenzioni manifestate con la riunione del 18 Giugno.

La risposta è che di motivi per rifugiarsi in realtà ce ne sono.

Innanzitutto va detto che il mercato monetario e quello obbligazionario, seppur non più sui massimi, continuano ad offrire rendimenti ben poco attraenti e mantengono una impostazione di fondo ribassista.

In secondo luogo, lo spettacolare rialzo dello S&P 500 in corso da oltre 4 anni e mezzo e non giustificato dai fondamentali economici USA rappresenta un’anomalia che magari si protrarrà ancora, ma che è senza dubbio destinata a rientrare col tempo; in tal senso è bene ricordare che l’oro rappresenta un’utile assicurazione per proteggersi dai rischi legati a situazioni simili.

Inoltre, il fatto che la Fed non abbia ancora dato il via al tapering non esclude in alcun modo che ciò non avvenga in un futuro, e magari nemmeno troppo distante nel tempo.

Anzi, dai verbali dell’ultima riunione della Fed (17-18 settembre) la maggioranza dei membri della Banca Centrale degli Stati Uniti s’è espressa a favore dell’avvio del tapering entro fine anno e dell’azzeramento della QE3.

In buona sostanza, seppure l’impostazione tecnica dell’oro non esclude l’ipotesi che il calo in corso possa prolungarsi, resta assolutamente credibile l’ipotesi che almeno nell’arco del prossimo anno sarà possibile vederlo a valori sensibilmente superiori agli attuali.

Riccardo Fracasso

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