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In un post del novembre 2023 si evidenziò che “in passato i pivot hanno pressoché coinciso con i minimi del decennale americano” e che non si potesse dire lo stesso per lo S&P 500.

In più occasioni s’è ricordato come la pausa post-pivot (quella che intercorre tra il pivot e il primo taglio dei tassi) storicamente dura 8-14 mesi.

Conseguentemente, poiché il pivot è stato segnato nel luglio del 2023, la proiezione massima ci porta a settembre 2024 (mese in cui, peraltro, è previsto il prossimo taglio dei tassi).

Ciò premesso, nell’ultimo check up (12 aprile 2024) si scriveva quanto segue:

“Storicamente, nel periodo che intercorre tra pivot (ultimo rialzo dei tassi) e il primo taglio, la borsa segna massimi significativi, dai quali partono vendite importanti.
Tenuto conto che il pivot è stato registrato a luglio dello scorso anno, che il primo taglio è previsto per luglio di quest’anno e che siamo ad aprile, ci troviamo in una fase delicata.”.

È presto per dirlo, ma sotto quest’ottica, il massimo segnato a metà luglio (5.699 punti) dallo S&P 500 potrebbe rivelarsi significativo.

La scorsa settimana:

“Qualche timido indebolimento di forza relativa nei confronti del Treasury a 10 anni e un lieve risveglio della volatilità, elementi che assumerebbero rilevanza solo nel caso in cui dovessero amplificarsi.”.

Nella settimana appena conclusa abbiamo effettivamente assistito a un deciso aumento della volatilità e della forza relativa del decennale americano rispetto alla borsa.

In un mercato come l’attuale, marcatamente manipolato anche per via delle elezioni, è sempre rischioso sbilanciarsi, ma è lecito parlare di deterioramento grafico, pur in attesa di ulteriori conferme (per esempio VIX stabilmente sopra il 25%).

Riccardo

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