Partiamo subito col grafico dello S&P 500:
L’indice americano ha chiuso a 1.295 punti, registrando un -0,74%.
Il bilancio settimanale è pari ad un -4,3%.
Il Detrended segnala un forte ipervenduto, ma tale elemento da solo non significa certamente che bisogna esser positivi; in un trend fortemente ribassista è normale la presenza di eccesso di vendite e la stesso non ha potenzialmente limiti.
La presenza di ipervenduto di indica molto più semplicemente che il trend ribassista è tirato e quindi vale ancor più il consiglio di proteggere eventuali posizioni short in portafoglio con un trailing stop.
La presenza di ipervenduto, inoltre, ci suggerisce di riflettere bene prima di aprire posizioni ribassiste.
Ultime sedute:
Le ultime 6 chiusure giornaliere sono state tutte negative, come pure le ultime 3 settimanali.
Era da luglio dell’anno scorso che non si vedeva uno S&P 500 così in difficoltà; d’altra parte, lo scenario che si sta profilando (uscita dall’Euro della Grecia) è un problema che colpirebbe in primo luogo l’Area Euro, ma che certamente peserebbe molto anche a livello globale, Stati Uniti compresi.
Detto questo, osservando il secondo grafico notiamo che, come era facilmente prevedibile, tutti e tre i trend sono impostati al ribasso.
Inoltre, la chiusura settimanale vicina ai minimi ne rende probabili ulteriori nella prossima settimana.
Obiettivi? L’analisi tecnica ci suggerisce come target la media mobile a 200 giorni (nel grafico è la linea viola) che venerdì transitava a 1.278 punti.
E’ riconosciuto dagli esperti finanziari di tutto il mondo che la media mobile a 200 giorni sia la più importante fra tutte. Tale importanza deriva dalla funzione che le si attribuisce nel rappresentare il ciclo annuale borsistico (anche se nella realtà le sedute borsistiche in un anno sono circa 220) e dal fatto che ogni qualvolta che il mercato si ritrova a contatto con essa si verifica qualcosa di assoluto rilievo.
L’importanza della media mobile a 200 giorni e di quella a 50 è inoltre dovuta al fatto che sono quelle maggiormente prese in considerazione dagli investitori istituzionali, i quali dispongono di notevoli capitali, tali da poter influenzare il mercato.
In buona sostanza, se la discesa dovesse proseguire ulteriormente, presto incontrerebbe un ostacolo alquanto ostico da perforare.
Fortuna vuole che la salita dell’indice americano che ha preceduto l’attuale correzione, ha portato lo S&P 500 ad una distanza di sicurezza dalla media mobile a 200 giorni, consentendo anche vendite violenti come quelle a cui stiamo assistendo da tre settimane; ovvio che ora il margine s’è molto ridotto.
E’ comunque bene specificare anche in questo articolo che le considerazioni fin qui espresse sono squisitamente tecniche e nel contesto che stiamo vivendo non vanno persi di vista gli aspetti puramente economici.
Io ribadisco che credo che qualche intervento a breve ci sarà, probabilmente non risolutivo ma comunque in grado di generare un buon rimbalzo; nel caso in cui le autorità non dovessero far nulla è difficile individuare un fondo, specialmente nell’Area Euro.
Concludo informando che venerdì Facebook ha debuttato in Borsa: collocata a 38 dollari ha chiuso a 38,23 (+0,61%), un brutto esordio se si considera che nelle prime contrattazioni aveva raggiunto i 45 dollari e che secondo alcune fonti Morgan Stanley sembra esservi svenata per sostenerla ed evitarne il crollo.
Riccardo Fracasso
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