From the daily archives: sabato, Ottobre 5, 2013

Lo S&P 500  ha chiuso la seduta a 1.690 punti, registrando un +0,71%.

Il bilancio settimanale è pari ad un -0,07%.

Grafico:

Grafico nr. 1 - S&P 500

Grafico nr. 1 – S&P 500

La scorsa settimana, nel ricercare un obiettivo al ribasso che era in corso, si scriveva:

 “In tal caso si sta parlando di area 1.582, soglia rafforzata dalla convergenza con la media mobile a 200 giorni.

Un calo a questi prezzi significherebbe una perdita dai valori attuali pari ad un 6,4% (8,4% dai massimi).

Sia chiaro che una perdita simile non intaccherebbe in alcun modo l’impostazione rialzista di fondo (anche se personalmente considero più i rialzi occasioni per alleggerire che i ribassi occasioni per acquistare).”.

Ad ora possiamo annotare un minimo a 1.680, quindi superiore a quello indicato.

Dal grafico è evidente che resta intatta una sequenza di minimi crescenti, tipica di un’impostazione rialzista.

Inoltre, la chiusura di seduta sui massimi ne rende probabili ulteriori nella prossima (lunedì).

La chiusura settimanale praticamente invariata, in pieno shutdown, è una dimostrazione di forza.

Perché il problema rientri è necessario che il budget del 2014 sia approvato.

Politicamente anche negli Stati Uniti non se la passano bene visto che la maggioranza del Senato è nelle mani dei democratici (Obama), mentre quella della Camera è nelle mani dei Repubblicani.

Inoltre, dovrà essere trovato un accordo anche per l’innalzamento del tetto del debito, e gli esperti indicano il 17 ottobre come la data oltre la quale, in caso di mancata intesa gli Stati Uniti, dichiareranno default.

Sono convinto che tanto in un caso (shutdown) che nell’altro (tetto debito), peraltro strettamente legati, sarà raggiunto un accordo.

E se mai servisse, non si scordi che la Costituzione degli Stati Uniti conferisce al Presidente il diritto di   alzare unilateralmente il tetto del debito.

Questa strada non è mai stata percorsa in passato, ed il farlo ora potrebbe portare ad una serie di strascichi legali.

Il fatto stesso che Obama non menzioni mai questa possibilità, fa capire che l’obiettivo resta quello di raggiungere un’intesa.

Ovvio che sapere che Obama dispone di una soluzione d’emergenza, sempre che la vorrà effettivamente adottare in caso di necessità, un po’ rasserena.

Ritorniamo all’analisi tecnica esaminando il seguente grafico di lungo periodo:

Grafico nr. 2 - S&P 500 - Le grandi inversioni

Grafico nr. 2 – S&P 500 – Le grandi inversioni

Il grafico, già postato in passato, evidenzia le date delle più grandi inversioni degli ultimi 20 anni.

Sono solo 4:

  • Marzo 2000 (Massimo);
  • Ottobre 2002 (Minimo);
  • Ottobre 2009 (Massimo);
  • Marzo 2009 (Minimo).

In buona sostanza, le 4 inversioni verificatesi negli ultimi due decenni, si sono manifestate o nel mese di Marzo o in quello di Ottobre.

Sia chiaro, il fatto che le sole 4 inversioni degli ultimi decenni siano avvenute a Marzo o ad Ottobre non significa che ad ogni Marzo e ad ogni Ottobre si sono consumate svolte importanti.

E nemmeno è garantito che la prossima inversione avverrà necessariamente in uno di questi due mesi.

Tuttavia, essendo ora entrati nel mese di Ottobre, peraltro venendo da un rialzo di quasi oltre 4 anni e mezzo che ha prodotto uno spettacolare guadagno superiore al 150%, in presenza di una leva (margin debt) senza precedenti e col concreto pericolo ‘tapering’, è bene prestare particolare attenzione.

Considerando quanto esposto, sul breve è possibile un ulteriore allungo, ma serve cautela.

Resto dell’avviso che lo S&P 500 si trovi in fase di distribuzione.

Riccardo Fracasso

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