From the monthly archives: Novembre 2013

In settimana Janet Yellen, attuale vicepresidente della Federal Reserve che a Gennaio subentrerà a Bernanke, ha affermato al Comitato bancario del Senato Usa che “sostenere oggi la ripresa sia la strada più sicura per tornare a un approccio più normale di politica monetaria”.

La Yellen ha affermato che “ci sono pericoli sia nel terminare il programma di stimoli troppo presto ma anche nel farlo troppo tardi”, chiarendo però che al momento “i vantaggi del programma di acquisto titoli della Fed sono superiori ai costi”.

Tali parole allontanano il tapering, il che ovviamente rappresenta un aspetto positivo per i mercati.

Le parole della Yellen, a mio avviso, vanno lette come una risposta alla decisione della BCE di tagliare i tassi, per mantenere debole il dollaro.

Quando la Yellen parla di pericoli si riferisce al rischio che una politica monetaria eccessivamente espansiva crei nuove bolle o ne alimenti di già esistenti.

Molti forse scordano che la disastrosa bolla immobiliare del 2006/2007 che colpì gli Stati Uniti fu causata proprio da una politica monetaria eccessivamente accomodante e prolungata.

E, paradossalmente, per fronteggiare la crisi di quel tempo la FED fu quasi costretta a prescrivere come cura al paziente la stessa medicina che l’aveva causata, ma in dosi più massicce.

Basti ricordare i tre piani di quantitative easing (l’ultimo ancora in vigore) ed i tassi a 0-0,25% da dicembre 2008 (5 anni).

Risultato: siamo in presenza di una enorme bolla che coinvolge gran parte del mercato obbligazionario mondiale (già in fase di calo) ed alcuni indici azionari, primo tra tutti, proprio quello USA (ancora in fase di rialzo e sui massimi assoluti).

Dalle parole della Yellen emerge senza dubbio la volontà di mantenere inizialmente inalterata la QE3, ma resta altamente probabile che il tapering sarà comunque attuato in un secondo momento, e forse nemmeno troppo distante nel tempo.

Ad ogni modo, come detto, posticipare il tapering favorisce il mercato azionario che, dopo una probabile imminente correzione fisiologica dello S&P 500, avrà ancora energie per salire, a meno di eventi imprevisti.

Riccardo Fracasso

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