From the monthly archives: Gennaio 2014

Negli ultimi mesi in diverse occasioni ho ribadito il concetto secondo cui il mercato azionario fosse spinto dalla carenza di alternative.

Infatti, i rendimenti praticamente nulli della liquidità e quelli poco attraenti di gran parte del mercato obbligazionario hanno favorito importanti flussi di denaro verso asset più rischiosi (obbligazioni emesse da emittenti meno affidabili (vedi BTP) e, per l’appunto, le azioni).

Tuttavia, per quanto sia valido questa sorta di processo di vasi comunicanti tra i mercati, talvolta l’acqua, come vedremo, si vaporizza.

Capita quando il rialzo di un asset regge principalmente sul debito.

Per esempio, nel 2007, quando scoppiò la bolla immobiliare, i valori crollarono mentre restarono in piedi i debiti che in parte vennero pagati  dalla vendita degli stessi immobili ed in parte si rivelarono crediti inesigibili per le banche.

In buona sostanza, nessun flusso da un asset ad un altro.

Inoltre, più un rialzo poggia sul debito e più il suo crollo non solo non favorirà il rialzo di altri asset ma ne causerà la discesa a seguito delle vendite trasversali necessarie per reperire la liquidità necessaria per colmare il debito stesso.

Ora veniamo all’attualità.

La scorsa settimana ho postato il seguente grafico:

Grafico nr. 4 - Margin Debt e Net Margin

Grafico nr. 4 – Margin Debt e Net Margin

Anche in questa occasione  invito coloro a cui non fosse completamente chiaro il concetto di Margin debt e di Net Margin di approfondire il tema accedendo al post MARGIN DEBT.

In estrema sintesi, si può dire che il rialzo del mercato azionario americano sia stato possibile principalmente ad un ricorso alla leva  senza precedenti.

Ovviamente sarebbe stato meno rischioso un ricorso al risparmio.

Tutto (apparentemente) bello fin quando il mercato azionario non crollerà: fino ad allora, infatti, continuerà ad esserci un momentaneo effetto di ricchezza che spingerà le persone ad investire ulteriormente e a consumare.

Tuttavia, tutte le feste, anche le più belle, finiscono.

Infatti, nel momento in cui le azioni date in garanzia scendono al di sotto di un livello prestabilito (detto margine di mantenimento) la banca creditrice effettua una chiamata di margine (margin call), invitando l’investitore a regolarizzare la posizione entro pochi giorni depositando più denaro o mettendo a garanzia più azioni, pena la vendita di una parte o della totalità delle azioni in garanzia.

Pertanto, quando la bolla del mercato azionario USA scoppierà molta liquidità anziché dirigersi verso altri asset sarà assorbita in gran parte dai debiti rimasti in essere.

In buona sostanza, sarebbe sbagliato, a mio avviso, credere che un eventuale crollo dei listini USA spingerà verso l’alto gli altri.

Ad ogni modo per ora, pur ritenendo vicina una correzione, considero ancora prematuri i tempi per un’inversione vera e propria.

Riccardo Fracasso

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