S&P 500: correzione o inversione?
Era il 25 gennaio quando, nell’analizzare lo S&P 500 (al tempo a 1.790 punti), si affermava che “la correzione in corso potrebbe avere ancora della strada da fare.”.
Nelle sedute successive (in particolar modo in quella odierna) l’indice americano ha effettivamente proseguito la propria discesa.
La velocità del calo dell’indice americano e dell’aumento del vix (volatilità) possono aver generato alquante perplessità e paure tra gli investitori.
Il tutto dopo mesi di bassissima volatilità e di rialzi continui che facevano pensare ad una salita senza fine.
Il classico fulmine a ciel sereno.
Solitamente, quando inizia un simile storno, improvvisamente svaniscono le certezze e gli investitori si chiedono se si tratta di una correzione (quindi occasione per acquistare) o di un’inversione vera e propria (quindi situazione da cui uscirne prima possibile nel caso in cui si è dentro).
Pur con la consapevolezza di non conoscere il futuro, a tale dubbio ho fornito una mia opinione sempre il 25 gennaio, dopo aver esaminato le precedenti grandi inversioni del 2000 e del 2007:
“Sono diversi i punti in comune delle due più importanti inversioni ribassiste degli ultimi 15 anni:
- lo S&P, dopo aver registrato un massimo, subisce un brusco calo di oltre il 10% in appena un mese;
- a questo punto lo S&P 500 risale, seppur meno velocemente, portandosi nei pressi dei recenti massimi;
- da qui un autentico crollo.
Ovviamente non v’è certezza che la storia si ripeta, ma escluderlo sarebbe un delitto.”.
In buona sostanza, nelle due precedenti occasioni, il processo di inversione si articolava in una prima corposa ondata di vendita di circa un mese, seguita da un recupero più lento ma di pari entità, e solo successivamente dal crollo.
Le inversioni ribassiste sono fenomeni solitamente più lunghi di quelle rialziste e che offrono almeno una seconda opportunità di uscita, spesso non sfruttata dal parco buoi.
Personalmente ritengo che, a meno di accadimenti tanto imprevisti quanto negativi in grado di accelerare gli eventi, il calo in corso sia una semplice correzione che può essere letta come un semplice assaggio di quanto succederà quando il mercato invertirà concretamente.
Ora, quindi cerchiamo di individuare un target credibile per questo calo.
A dir il vero, una soglia la si era indicata già sabato:
Si parla di area 1.694 punti.
Notare come ancora una volta la rottura di un supporto abbia conciso con l’incremento delle vendite.
Per spostare le probabilità dalla nostra parte è sempre bene verificare la presenza o meno di elementi in grado di confermare il target potenziale.
Calcoliamo i punti pivot su base annuale per il 2014 attraverso la media del massimo, del minimo e della chiusura del 2013:
Come più volte sottolineato, particolare importanza riveste il pivot centrale che costituisce il livello di equilibrio intorno al quale si sono mossi i prezzi in un periodo (nel caso specifico nel 2013) e che rappresenta, per il periodo successivo (per il 2014), un importante punto di riferimento.
Abbiamo un pivot a 1.707 punti, a pochi passi da quel 1.694 punti che avevamo precedentemente individuato come possibile area di target.
Ovviamente non ho certezza né che il calo possa arrestarsi prima né che possa essere più profondo, ma area 1.700 punti rappresenta un obiettivo credibile.
L’eventuale raggiungimento di tale soglia equivarrebbe ad una correzione di circa 8 punti percentuali dai massimi (1.850 punti)
Va inoltre evidenziato che i massimi sono stati segnati il 15 gennaio e che in passato la prima correzione è durata all’incirca un mese.
Se la storia dovesse effettivamente ripetersi, questa ondata di vendite dovrebbe interrompersi all’incirca a metà Febbraio.
Quando e se il calo dovesse esaurirsi, ci saranno altri aspetti importanti da evidenziare in merito al successivo rialzo.
Per ora, meglio far un passo per volta.
Riccardo Fracasso
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