Lo S&P 500 ha chiuso la seduta a 1.859 punti, registrando un +0,28%.
Il bilancio settimanale è pari ad un +1,26%.
La performance di Febbraio è di +4,31%.
La scorsa settimana:
“Com’è possibile notare area 1.850 punti è stata ancora una volta raggiunta senza, per il momento, essere violata.
Ad oggi, comunque, non si può parlare di chiaro respingimento perché lo S&P 500 è comunque a pochi passi dalla resistenza.”.
E ancora:
“Un trend rialzista è un movimento che si articola in una sequenza di minimi e massimi crescenti.
Nel caso specifico è possibile notare chiaramente anche dal grafico su base settimanale la difficoltà a registrare un nuovo massimo.
In queste condizioni si rafforza l’ipotesi di una calo che, però, diverrà più pericoloso solo nel caso in cui dovesse far segnare allo S&P 500 un minimo decrescente (quindi inferiore ai 1.737 punti).
Tuttavia, ripeto, ad oggi abbiamo solo alcuni elementi di allerta ma siamo in assenza di quelli che segnalano un inversione.”.
Grafico:
Proprio nella settimana appena conclusa lo S&P 500, dopo 2 mesi di tentativi falliti, è riuscito a portarsi al di sopra del precedente massimo (1.850 punti)
La distanza molto contenuta tra prezzi attuali e precedente massimo ci impongono di non poter escludere sin d’ora l’ipotesi di una falsa rottura.
Tuttavia, la chiusura mensile nei pressi dei massimi rende probabile un nuovo massimo mensile.
Sia chiaro, ciò non significa che Marzo si chiuderà necessariamente con una performance positiva, ma che è probabile che al suo interno saranno raggiunti livelli superiori a quello di Febbraio (1.867 punti).
Ciò innalza le possibilità di assistere ad un ulteriore allungo che consenta di parlare di rottura di area 1.850, e non più di semplice sforamento.
In merito al rialzo americano vanno sottolineate alcune considerazioni:
-
si è avviato nel marzo del 2009 ed è quindi in corso da 5 anni;
-
è pari al 179%;
- è alimentato soprattutto dal ricorso alla leva (margin debt) che di mese in mese segna un nuovo massimo assoluto, quindi su valori superiori a quelli registrati nel 2000 e nel 2007 prima dei crolli.
Questi sono aspetti che chiunque intenda salire sul treno deve tenere in considerazione.
Ad ogni modo, spesso un movimento sorprende nella sua capacità di proseguire.
Fino a che non avremo un chiaro cambio di direzione del margin debt e/o una figura ribassista (magari su base settimanale o addirittura mensile), sarà pericoloso ipotizzare una inversione.
Riccardo Fracasso
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